Cerimonia ceri e rose: «Sapienza e giustizia siano il faro di tutti»
Riscoprire la «sapienza», per governare le comunità e orientare l’intelligenza e la vita. Nel giorno dell’Immacolata concezione il vescovo di Brescia, Pierantonio Tremolada, ha indicato in uno degli attributi di Maria – «sede della sapienza» – una virtù da «riscoprire e sviluppare» nel presente. Un invito rivolto nell’omelia che ha preceduto il rito dei ceri e delle rose, secolare tradizione con cui ogni 8 dicembre Chiesa e governo della città suggellano il comune impegno al dialogo.
Collaborazione
Durante la messa nella chiesa di san Francesco d’Assisi la sindaca di Brescia, Laura Castelletti, ha offerto due ceri a nome di tutta la città, mentre il vescovo ha consegnato a lei e alle altre autorità una rosa bianca benedetta, «in segno di comunione e reciproca collaborazione per il bene di tutti».
In questo contesto il richiamo alla sapienza, che per Tremolada va di pari passo con la giustizia: «Due virtù che insieme devono ispirare chi ha come compito il governo della società». In tempi in cui l’intelligenza è in grado di creare la replica di se stessa - l’Intelligenza artificiale - la sapienza è responsabilità e etica: «Le grandi potenzialità che l’intelligenza umana sta scoprendo richiedono la sapienza del cuore, capace di orientare verso il bene – ha detto il vescovo –. Se un’intelligenza artificiale saprà dirci molto chiaramente come fare le cose, non potrà mai dirci invece perché farle. Di più, l’intelligenza artificiale sarà sempre in grado di darci risposte - e questo ci può solo rallegrare - ma rimarrà sempre e solo a noi il compito di porre le domande. Proprio qui interviene la dimensione etica dell’agire umano».
Come dimostrano gli orrori della storia, l’intelligenza infatti «non può essere lasciata a se stessa», ma occorre la sapienza, che per il vescovo «non è semplicemente il sapere, ma è il saper vivere. Essa implica un coinvolgimento completo dell’essere umano - mente, cuore e spirito - in una comprensione della realtà che apre alla sua piena verità».
Profondità
Sapienza è «profondità» che «si contrappone alla superficialità, alla banalità, alla reazione istintiva, alla comunicazione immediata». Una virtù oggi sempre più necessaria: «Il tempo che stiamo vivendo, frastornato da una comunicazione eccessivamente veloce, rischia di dare alla vita un profilo molto basso – ha detto il vescovo –. Dobbiamo forse dare più spazio alla parola dei poeti e dei profeti, che anche oggi non mancano e non trionfano nei social, andare con più attenzione alla ricerca di quelli che papa Francesco chiama “i santi della porta accanto”». La sapienza, infine, è «spiritualità», secondo il vescovo, «contributo che la Chiesa può offrire anche oggi a una società così bisognosa di sapienza». L’appello di Tremolada è chiaro: «Dobbiamo diventare sempre di più delle persone sagge».
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