Cecilia Balconi: «Così aiuto le donne a realizzare i loro sogni»
La prima serata del Women Weekend, organizzato dal Comune di Mairano, che si conclude domenica 1 dicembre con la rappresentazione teatrale «Raccontami una donna» della compagnia Trait d’Union, è stata l’occasione ideale per scoprire la straordinaria storia di Cecilia Balconi.
Chi è Cecilia Balconi
Laureata in fisica e con quasi dieci anni di esperienza come analista funzionale e project manager in importanti aziende internazionali, Cecilia ha deciso di lasciare il posto fisso in vista della nascita della piccola Alice, dedicandosi a studiare un piano B che le permettesse di conciliare lavoro e famiglia.
Una storia di coraggio e successo che l’ha portata negli anni ad aiutare migliaia di donne a reinventarsi e a creare la propria indipendenza.
«Ho capito che il posto fisso non era più compatibile con le mie esigenze quando sono rimasta incinta – ha esordito –. Non avevo grandi supporti e mi chiedevo come avrei potuto tornare al lavoro, dovendo viaggiare spesso all’estero e affrontare giornate lavorative di 13 o 14 ore. Ho subito intuito che dovevo cambiare direzione e, già durante la gravidanza, ho iniziato a pensare a nuovi piani e progetti per reinventarmi. Anche se molte idee non sono andate in porto, mi hanno comunque portato al lavoro che faccio oggi. Dovevo trasformare una difficoltà in un’opportunità: ho creato un percorso tutto mio, che non richiedeva grandi investimenti ma che mi permetteva di stare vicina alla mia famiglia. Per tre anni ho fatto la svuota cantine, ma durante la pandemia ho aperto un blog, womam.it, dove raccontavo la mia storia e spiegavo come mi fossi reinventata senza grosse spese o competenze particolari. Lì ho scoperto quanto questo argomento interessasse a tante mamme e a persone in cerca di un lavoro su misura. Da quel momento ho deciso di concentrare le mie energie su questo progetto, aiutando altre persone a realizzare i propri sogni».
Una scelta timorosa
Una scelta audace, che non tutti hanno il coraggio di compiere e che – come per Cecilia inizialmente – può suscitare qualche timore: «Certo, avevo paura di buttare via tutto. Sono laureata in fisica e per anni ho lavorato nell’informatica, costruendomi una carriera solida. Sentivo però che le mie priorità erano cambiate radicalmente: dovevo fare questa scelta, per me e per la mia famiglia. Non avrei mai potuto restare ferma ad aspettare».
Inizialmente la sua scelta non è stata capita da tutti: «Alcuni la vedevano come un giocattolo, qualcosa di poco serio. Non è stato facile, ma alla fine ho compreso che la mia felicità doveva venire prima di tutto. Mio marito è stato il mio primo sostenitore, e questo mi ha permesso di dedicarmi a mia figlia, rendendola felice. Questo per me è già abbastanza».
Soddisfazioni
Paure che hanno fatto spazio rapidamente a grandi soddisfazioni personali. Ma quali sono stati i momenti che Cecilia ricorda con maggior piacere? «Sicuramente ricordo la mia prima vendita: è stato un momento di grandissima gioia. Ma ciò che mi emoziona di più sono le storie delle ragazze che seguo. Quando mi raccontano i loro successi, capisco di aver avuto un impatto positivo nella loro vita, ed è una sensazione impagabile. Un esempio è il progetto di una delle ragazze che ha lanciato quest’anno una linea di agende personalizzate e ha coinvolto la mia community chiedendo a tutte di contribuire, scrivendo un pensiero da inserire all’interno delle agende. Sapere che queste donne, con le loro storie, hanno in qualche modo intrecciato il loro cammino con il mio è per me motivo di grande orgoglio».
Gli ostacoli
Donne dalle mille storie, dai mille dubbi e pensieri, spesso complicate, ma anche troppe volte poco supportate e penalizzate da una disparità di genere tutt’oggi ancora ampiamente radicata nella nostra società.
Ma quali sono i principali ostacoli mentali e pratici che frenano una donna nel reinventarsi e nel crearsi un piano B?
«I mariti – sorride – o, in generale, il giudizio degli altri. Molte donne hanno sogni ma non trovano il supporto della persona che hanno accanto. Inoltre, siamo bravissime ad autosabotarci: la frase “non ce la farò” la sento troppo spesso, così come “e se fallisco?”. Proprio per questo cerco di essere molto prudente e di personalizzare l’aiuto che offro, analizzando ogni dettaglio e adattandomi alle esigenze di ciascuna persona».
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