Casa di riposo di Quinzano, bilancio in rosso
«Per salvare la nostra casa di riposo serve un importante piano di rilancio ed è indispensabile che la struttura entri a far parte delle Fondazioni Riunite onlus Bassa Bresciana Occidentale». A parlare è il primo presidente della nuova Fondazione Villa Padovani, Mario Fappani, ex assessore regionale all’Assistenza e Sicurezza sociale e successivamente alla Sanità e Igiene a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta. Colui che, nella sua Quinzano, costruì la sede che oggi ospita l’attuale struttura.
La situazione
A richiedere l’interessamento di Fappani sono stati molti suoi concittadini preoccupati per il futuro della Fondazione visto il bilancio nettamente in negativo. «Il debito totale dell’ente, bilancio 2023 alla mano, ammonta a 2.273.369 euro mentre il patrimonio netto si attesta a 1.551.370 euro».
Per superare la criticità, Fappani ha molte idee concrete, ma tra i punti cardine vi è l’entrata della struttura Villa Padovani nelle Fondazioni Riunite onlus Bassa Bresciana Occidentale, che già amministra nel distretto sanitario di competenza le Rsa di Barbariga, Orzivecchi e Orzinuovi. Non solo oltre a questo, come spiega l’ex presidente, servirà anche un piano di rilancio.
«È necessario aumentare i posti letto, usufruendo di spazi inutilizzati a suo tempo dedicati a un centro diurno mai decollato e sfruttando le aree circostanti di proprietà dell’ente stesso - continua Fappani -. Potrebbe aiutare i conti anche la realizzazione di un centro per visite mediche e di riabilitazione ortopedica.
Non solo, l’Amministrazione comunale di Quinzano potrebbe incentivare l’ingresso delle Fondazioni Riunite cedendo alla Rsa la licenza per la nuova farmacia di cui mi si dice sarebbe titolare». Fondamentale l’aspetto economico tanto quanto quello umano. «Non mi sono limitato a studiare i bilanci - conclude - ho parlato con i dipendenti: ne ho ricavato un quadro di sconforto sulla qualità dei servizi offerti sia sul piano assistenziale sia su quello dell’andamento economico. Sul primo aspetto mi si dice di un pericoloso e progressivo impoverimento, nell’ultimo periodo, del personale Asa con le dimissioni in poco tempo di oltre venti dipendenti, risorsa di personale fondamentale nell’assistenza agli anziani non autosufficienti e non facilmente reperibile sul mercato del lavoro».
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