Carcere, la polizia penitenziaria lombarda proclama lo stato di agitazione
«I poliziotti delle carceri lombarde sono letteralmente esasperati, esausti e demotivati». Definiscono le condizioni in cui lavorano «assolutamente precarie ed insicure», inadatte «a gestire centinaia di detenuti, occupando più posti di servizio rilevando un maggior carico di lavoro di responsabilità ma anche di stress lavorativo e psicofisico». La situazione è così grave, scrivono le organizzazioni sindacali della polizia di penitenziaria lombarda, da risultare non più sostenibile e tuttavia continua a restare inascoltata. Ecco perché, unite, hanno deciso di proclamare lo stato di agitazione del personale che lavora all’interno degli istituti penitenziari della nostra regione.
«Tutte le carceri lombarde stanno attraversando un periodo molto critico derivato dalla gravissima e cronica carenza di organico di Polizia Penitenziaria in tutti i ruoli», si legge in un comunicato stampa firmato dal Coordinamento sindacale unitario lombardo, che unisce tutte le sigle sindacali. Nel testo viene sottolineata la criticità del sovraffollamento ormai cronico delle carceri lombarde e italiane: quasi tremila persone detenute in più rispetto a una capienza di 6.154 posti letto, con una percentuale che si attesa al 145%, «la più alta di tutta la nazione».
Ciò comporta, si legge, «l’aumento degli eventi critici tutti i giorni, quali insulti, minacce e persino aggressioni anche gravi, incendi e tentativi di rivolte oltre ad atti di violenza tra detenuti, atti di autolesionismo e/o tentativi di evasione e persino, purtroppo, suicidi».
A fronte di tutto questo e nonostante numerose sollecitazioni, i sindacati «non hanno visto alcuna adozione di provvedimenti atti a lenire il disagio dei poliziotti o provvedimenti deflattivi nei confronti della numerosa popolazione detenuta la quale al suo interno annovera numerosi soggetti con fragilità mentali, psichiatrici, tossicodipendenti, farmacofiliaci, soggetti non avvezzi al rispetto delle regole, soggetti estremamente violenti etc…». Diventa così difficile, se non impossibile, assicurare ordine, disciplina e sicurezza all’interno delle carceri. Da qui la proclamazione dello stato di agitazione permanente.
Dalla politica
Le condizioni pessime delle carceri italiane sono note da tempo. Dopo la visita di alcuni parlamentari a Canton Mombello nei giorni scorsi, adesso anche la consigliera regionale bresciana del Pd Miriam Cominelli chiede una visita ispettiva. Cominelli ha scritto alla presidente della Commissione speciale Tutela dei diritti delle persone private della libertà personale e condizioni di vita e di lavoro negli istituti penitenziari, Alessia Villa.
La decisione, spiega in una nota la consigliera, è maturata alla luce delle recenti dichiarazioni dell’ex Presidente della Corte d’Appello di Brescia, Claudio Castelli, che ha definito la struttura «ingestibile, la peggiore d’Italia per sovraffollamento» e della Presidente del Tribunale di Sorveglianza, Monica Cali, secondo la quale «Canton Mombello è stato costruito nel 1915, pensato per un regime detentivo del tutto diverso rispetto a quello attuale» e supportata dai dati allarmanti che vengono costantemente diffusi.
«La struttura va chiusa – dice Cominelli –, perché non più in grado di rispondere alla funzione di recupero e risocializzazione di chi sta scontando la pena. Basta pensare che solo dall’inizio dell’anno i suicidi sono già 44 e la situazione va sempre peggiorando. Bisogna intervenire subito e serve chiarezza da parte del Governo anche sull’ampliamento di Verziano, un progetto urgente di cui, però, i contorni non sono ancora delineati. Questa visita, che spero venga programmata al più presto, esprime la volontà di non abbassare l’attenzione, non possiamo più ignorare quello che da anni sta accadendo al Nerio Fischione».
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