Il rito del «capèl» rinnova l’unità di Brescia nel nome dei patroni
Un gesto antico che ci riporta alle nostre radici, alla nostra identità. E che ci ricorda quanto siamo una comunità forte e unita che mette da parte pregiudizi e rivalità per camminare insieme. Il percorso delle feste patronali ha vissuto due momenti carichi, appunto, di significato. Al mattino la sindaca Laura Castelletti ha rivolto a San Faustino e Giovita la supplica «ad omni malo»: è la richiesta di protezione per l’intera città. Un gesto che viene compiuto fin dal medioevo.
La tradizione racconta che, ricevuta la supplica dai rappresentanti della città, l’abate del monastero di San Faustino si recava poi in Comune per consegnare ai rettori (gli amministratori pubblici) un berretto, simbolo di protezione e segno di accoglimento della supplica che era stata loro rivolta dai rettori a nome di tutti i bresciani.
Quel Galero rosso (che i bresciani chiamano «él capél») nel pomeriggio è così arrivato in Loggia con una solenne processione guidata dal parroco di San Faustino, mons. Gianbattista Francesconi. «Con questi gesti ribadiamo che la nostra – ha detto il sacerdote – deve essere una città di pace dove tutte le culture si sentono a casa, dove regnano la fratellanza e la condivisione». Il galero rimarrà esposto in Loggia fino a inizio marzo.
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