Lago Bianco, c’è l’impegno delle istituzioni a ripristinare il luogo

La Redazione Web
Il 26 luglio tecnici e rappresentati delle autorità hanno fatto un sopralluogo al Passo Gavia e hanno concordato sulle modalità di intervento nella zona del cantiere
Il tubo che sbuca a filo d'acqua al lago Bianco - Foto Comitato Salviamo il Lago Bianco
Il tubo che sbuca a filo d'acqua al lago Bianco - Foto Comitato Salviamo il Lago Bianco
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A più di tre mesi dalla decisione del Comune di Valfurva di fermare lo scavo al lago Bianco, al Passo Gavia è rimasta una cicatrice lunga 100 metri e larga tra i 15 e i 20 metri. È quello che resta del cantiere aperto oltre un anno fa per realizzare un sistema di prelievo dell’acqua, a 2.606 metri di quota, da portare a valle per rifornire gli impianti di innevamento artificiale per le piste da sci di Santa Caterina. Un progetto fermato grazie all’impegno di numerose associazioni e singoli cittadini della Valtellina e della Valcamonica.

Adesso è il momento di ripristinare il luogo, che si trova all’interno del Parco nazionale dello Stelvio ed è tutelato come Riserva Tresero Dosso del Vallon. Lo scorso 26 luglio c’è stato un sopralluogo, a cui hanno partecipato i rappresentanti delle sigle associative, i tecnici del Comune di Valfurva e i rappresentanti del Parco e di Regione Lombardia. In un comunicato congiunto, le associazioni che fanno parte dell’Osservatorio del Parco dello Stelvio spiegano che le istituzioni hanno concordato sulla necessità di procedere con il ripristino con «modalità tali da contenere il disturbo della vegetazione che lentamente e con fatica, si sta riprendendo». Quanto al tubo che, stando al progetto, avrebbe dovuto prelevare l’acqua a 2,5 metri di profondità e che invece sbuca a filo della superficie del lago, «sarà rimosso mediante un taglio manuale, al fine di evitare l’accesso di macchinari in un’area tanto delicata. I pozzetti di calcestruzzo ancora sporgenti dal terreno saranno ricoperti, i solchi nel terreno ancora aperti saranno colmati.

Cosa prevedeva il progetto

Il progetto prevedeva l’installazione di due condotte e la realizzazione di un’opera per il prelievo dell’acqua sulla sponda del lago. Le operazioni di infissione delle condotte avevano comportato lo scavo di un cratere per installare la macchina spingitubo che, secondo il piano, avrebbe dovuto posizionare due tubazioni sotto il terreno fino al lago, per prelevarne le acque.

L'area del cantiere in basso a destra al lago Bianco
L'area del cantiere in basso a destra al lago Bianco

Le reazioni

«Un triste esempio di aggressione ingiustificata ad un sito estremamente delicato che non dovrà più ripetersi», affermano cittadini e l’Osservatorio. «È incomprensibile come le istituzioni abbiano approvato a più livelli un simile progetto, incuranti della normativa relativa alle aree protette». L’Osservatorio auspica che Regione e Comuni arrivino al più presto a una proposta condivisa di Piano e Regolamento del Parco, che al momento ne è privo, da sottoporre al Ministero dell’Ambiente. «Il nostro appello alle amministrazioni – concludono Cai, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Mountain Wilderness, Pro Natura, Touring Club, Wwf – è di ripensare alla pianificazione del territorio nel rispetto della normativa ambientale e con responsabilità verso il nostro territorio, ma anche verso il nostro Pianeta e le generazioni future».

Anche il comitato Salviamo il Lago Bianco, che ha dato via alla prima mobilitazione cittadina per difendere il lago, ha espresso soddisfazione per l’impegno preso dalle istituzioni a riportare l’habitat alle sue condizioni originarie. «Ci riteniamo assolutamente soddisfatti della dura e significativa vittoria ottenuta dopo un anno di strenuo impegno civile che ha portato allo stralcio dell’abominevole progetto – scrivono –. Restiamo tuttavia in attesa della sentenza della Procura della Repubblica di Sondrio presso la quale abbiamo nei mesi depositato i vari esposti e dalla quale siamo stati auditi come persone informate sui fatti elencando ore di dichiarazioni contenenti infiniti spunti di indagine. Teniamo a ricordare che quanto accaduto lassù va ben oltre il “danneggiamento di habitat protetti” ed entra in svariati ambiti inerenti la gestione cantieristica, norme sulla sicurezza del lavoro ed il rispetto civilistico di svariate norme italiane. Oltre a questo rimane aperto il capitolo europeo dal quale, dopo il break elettorale, ci aspettiamo un altrettanto definitivo e severo giudizio».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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