Caffaro, perché la Loggia non si è costituita parte civile contro LivaNova

La Redazione Web
Il Comune di Brescia precisa la propria posizione rispetto al giudizio su cui si è pronunciata la Corte di Giustizia europea
Una panoramica della cittadella industriale Caffaro - © www.giornaledibrescia.it
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Rispetto alla sentenza della Corte di Giustizia europea, secondo cui LivaNova dovrà sborsare 453 milioni di euro per l’inquinamento non solo di Brescia, a anche di Torviscosa e Colleferro, arriva una precisazione del Comune di Brescia sulla costituzione come parte civile.

Questo il testo integrale.

«In merito all’affermazione giornalistica per la quale il Comune avrebbe sempre scelto di non costituirsi parte civile, al contrario del Ministero, va precisato che il giudizio nel corso del quale si è pronunciata la Corte di Giustizia europea è un giudizio civile, nel quale ovviamente non è prevista la costituzione di parte civile, e riguarda la domanda di condanna al risarcimento del danno ambientale nei confronti di LivaNova (ex Sorin, scissa da Snia spa), domanda che spetta, per legge, al Ministero.

L’affermazione in merito alla scelta del Comune non corrisponde poi a verità, perché il Comune, quale parte offesa, nominò un proprio difensore di fiducia nel procedimento penale avviato dalla Procura della Repubblica di Brescia nel 2001, in ordine alla responsabilità dei legali rappresentanti nonché dirigenti della società Caffaro per una serie di reati, ambientali e non, processo che tuttavia non vide mai la luce, avendo il Gip disposto, in il 19 giugno 2010, l’archiviazione nei confronti di tutti gli indagati, dopo una serie di approfondimenti investigativi durati anni.

Il processo a Milano

Inoltre, nel processo milanese avviato nel 2015 a carico degli ex amministratori di Snia per la scissione di Snia in Sorin (oggi, LivaNova) il Comune di Brescia ha chiesto di costituirsi parte civile, al fine di ottenere la condanna degli imputati al risarcimento dei danni, patrimoniali e non patrimoniali, direttamente o indirettamente subiti dall’ente e con esso dalla collettività che rappresenta, sulla constatazione che con le operazioni sociali contestate gli amministratori avessero sottratto la garanzia patrimoniale di Snia.


Nonostante il Tribunale di Milano abbia ritenuto di non ammettere la costituzione di parte civile del Comune e del Ministero dell’Ambiente, l’avvocatura del Comune ha comunque lavorato fianco a fianco con quella dello Stato e il lavoro svolto nel dimostrare la sostanziale continuità tra le varie società, prima e dopo la scissione, è stato di grande utilità nel successivo procedimento civile che ora ha portato alla pronuncia della Corte di Giustizia.
Con riferimento, infine, al più recente procedimento penale in corso presso il Tribunale di Brescia, nel quale il Comune non è costituito parte civile, si osserva che non riguarda in alcun modo LivaNova o suoi amministratori e legali rappresentanti, né i fatti di inquinamento storico dello stabilimento Caffaro».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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