Caffaro, il centrodestra teme che Brescia non riceva i 250 milioni di LivaNova

Paola Gregorio
Sollecitata un’azione istituzionale per mettere nero su bianco le destinazioni concrete dei fondi per i danni ambientali
Il sito della Caffaro, a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Il sito della Caffaro, a Brescia - © www.giornaledibrescia.it
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Il nodo, è politico. L’antefatto, la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha condannato LivaNova a pagare allo Stato 453 milioni di euro per i danni ambientali provocati a Brescia, nel Sin Caffaro  e nei Sin di Torviscosa e Colleferro, nel Lazio.

Il centrodestra in Loggia teme che la città potrebbe non intercettare una parte del maxirisarcimento, destinato in prima battuta allo Stato, «se il Comune non si attiverà con un’azione istituzionale individuando destinazioni concrete dei fondi».

La preoccupazione

«Siamo preoccupati perché nel Documento unico di programmazione non c’è una riga sulla sentenza e su eventuali progetti su cui far confluire le risorse», dicono dall’opposizione. Che per questo ha firmato un ordine nel giorno con la richiesta alla Loggia di attivarsi con il Ministero dell’Ambiente per far inserire nell’accordo di programma per la bonifica del Sin Caffaro gli orti, i campi e i giardini dei privati inquinati dal Pcb.

«Dei 453 milioni circa 250 sarebbero destinati a Brescia - spiega Fabio Rolfi (Civica Fabio Rolfi sindaco) – .  Quindi bisogna mettere in campo un’azione politica. Chiediamo alla sindaca di attivarsi per concretizzare quanto ha dichiarato quando la sentenza è stata resa pubblica, ovvero è doveroso che i  fondi vadano ai proprietari degli orti e campi, che non rientrano nell’accordo di programma in essere del Sin Caffaro. Perciò – prosegue Rolfi – attraverso il coinvolgimento anche dei parlamentari bresciani, interloquisca con chi di dovere per arrivare a una modifica dell’accordo di programma e alla previsione di uno studio di fattibilità tecnica per la bonifica di queste aree».

Il centrodestra accusa la Loggia di essere rimasta finora «inerte».  «Da troppi anni i cittadini chiedono risposte - dice Mattia Margaroli (Fratelli d’Italia). La sindaca deve farsi sentire nelle sedi opportune per avere davvero una bonifica per chi, per decine di anni, non ha potuto coltivare i propri campi e sui quali per anni ha comunque pagato le tasse».

Nini Ferrari (Fratelli d’Italia) conferma: «Il Comune non si è costituito parte civile nei processi, trincerandosi dietro al fatto che è legittimità esclusiva del Ministero agire per danni ambientali. Le norme - precisa - dicono questo, ma solo per il danno ambientale in sè mentre riconoscono agli enti territoriale la possibilità di agire per i danni correlati. Come quelli patrimoniali per le spese delle bonifiche. Ora non si deve restare con le mani in mano perché, dopo la sentenza, le risorse ci sono».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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