Bullismo, nel Bresciano tocca un ragazzo su quattro

Oggi si celebra la giornata dedicata alla prevenzione di questo fenomeno. Tre ragazzini su quattro dichiarano di aver assistito almeno una volta a prevaricazioni
L’età di vittime e vessatori si è andata abbassando © www.giornaledibrescia.it
L’età di vittime e vessatori si è andata abbassando © www.giornaledibrescia.it
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Non solo calci e pugni, spinte, accerchiamenti. Ci sono minacce, molestie, insulti. Anche a distanza.

Pare difficile da credere oggi, ma c’è stato un tempo nel quale i bulli venivano relegati ad espressioni folkloriche generazionali. E a testimonianza di quanto sia necessario recuperare il tempo perduto, basti pensare che la giornata nazionale che illumina i riflettori sul fenomeno ha solamente otto anni. Perché le implicazioni del disagio e delle nuove tecnologie hanno oggi creato un caleidoscopio di nuovi problemi per i giovanissimi di oggi e di domani.

Grande attenzione

Da Nord a Sud, dalle città ai paesi, senza differenze di latitudini e longitudini, sono migliaia i ragazzini che subiscono atti di bullismo o cyberbullismo, negli ambienti scolastici o negli stessi contesti sociali.

Significa che c’è un humus diffuso di scarsa tolleranza e non accettazione, che si riserva nei confronti chi è ritenuto diverso per etnia, per religione, per caratteristiche psicofisiche, per genere, per identità di genere, per orientamento sessuale e per particolari realtà familiari. Ecco perché la giornata di oggi non è una semplice ricorrenza: serve a tenere l’attenzione alta sulle nuove generazioni.

Secondo i dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children, gli atti di bullismo subiti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (tra gli 11 e i 13 anni) e nelle ragazze; e se per il bullismo le proporzioni sono simili a quelle di un decennio fa, è il fenomeno del cyberbullismo a registrare una crescita costante nelle ragazze e nei ragazzi di quella fascia d’età.

Ma in Italia i numeri di HBSC sul fenomeno sono davvero monstre: gli 11enni vittime di bullismo sono il 18,9% dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti (15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze.

Per quanto riguarda il cyberbullismo, risultano vittime di cyberbullismo il 17,2% dei maschi e il 21,1% delle femmine di 11 anni; i 13enni coinvolti sono il 12,9% dei ragazzi e il 18,4% delle ragazze; gli adolescenti di 15 anni sono il 9,2% dei maschi e l’11,4% delle femmine.

Tra città e provincia

E a Brescia? Secondo uno studio dell’Osservatorio Criaf (Centro riabilitazione infanzia adolescenza famiglia che da Pontevico monitora il fenomeno) un ragazzino su quattro è stato vittima di soprusi, mentre tre intervistati su quattro hanno dichiarato di aver assistito almeno una volta a prevaricazioni. E non è tutto: alle sopraffazioni si aggiungono infatti le risse, i pestaggi, le violenze che anche nel Bresciano stanno imperversando dalla Bassa alla Valsabbia. Facce di una stessa medaglia.

Eppure – grazie a Questura, associazioni, oratori e scuole – esiste una fitta rete che da anni lavora per fare sensibilizzazione e far riflettere sulle insidie del cyberbullismo. Al centro del progetto «Ordin@mente» ci sono le emozioni come strumento di cambiamento, la cultura come arma contro la violenza. Con un approccio innovativo e coinvolgente per affrontare il problema, la Questura di Brescia incontra i giovani nei loro spazi quotidiani: scuole, oratori e associazioni come «Anima» e con il sostegno di Unicef. La collaborazione con le comunità montane, i Comuni e la Regione Lombardia ha permesso poi di costruire una rete solida che supporta le nuove generazioni nel trovare soluzioni concrete e speranza per un futuro migliore.

Oggi, in occasione della Giornata dedicata alla lotta contro il cyberbullismo, la Polizia di Stato rinnova il suo impegno nel promuovere nuove forme di comunicazione capaci di toccare le emozioni dei ragazzi, per aiutarli a rialzarsi dopo le cadute. E il messaggio lanciato dai giovani di Ordin@mente dimostra che la rete può essere un luogo di crescita e confronto, e non una prigione di insulti e isolamento.

Solo attraverso la condivisione, l’educazione e il buon esempio si può davvero accendere una luce per spegnere il buio del cyberbullismo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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