Bresciani sequestrati in Siria: si torna in aula per l’Appello
La Procura di Brescia ha deciso di non mollare, anche perché nel processo di primo grado il pubblico ministero, il sostituto Francesco Carlo Milanesi, aveva chiesto pene pesantissime per i tre imputati accusati del sequestro in Siria dei bresciani Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini. Ma per il giudice Fredi Frrokaj, Olsi Mitraj e Alberto Zanini non avevano organizzato il rapimento. Avevano preso parte, come ammesso dagli stessi nel corso del procedimento, al finto sequestro, per truffare lo Stato: ma su queste ipotesi di reato non si era proceduto perché nel frattempo era intervenuta la prescrizione, visto che dai fatti erano passati quasi otto anni.
A distanza di mesi, dal giorno della sentenza arrivata al termine dell’abbreviato il 13 dicembre dell’anno scorso, è stato fissato il processo d’Appello: si torna il aula il 21 settembre.
Per i presunti ideatori del sequestro con finalità terroristiche di Alessandro Sandrini e di Sergio Zanotti, i due bresciani (di Folzano il primo, di Marone il secondo) che furono tenuti prigionieri in Siria rispettivamente dall’ottobre 2016 al maggio del 2019 il primo e dall’aprile del 2016 all’aprile di tre anni dopo il secondo, la Procura aveva usato la mano pesante, nonostante lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito.
Per Frrokaj, 47enne di origini albanesi di casa a Flero, ritenuto dagli inquirenti il regista dei due sequestri, il pubblico ministero aveva chiesto 17 anni e 4 mesi di reclusione. Sei anni e tre mesi di meno - quindi 11 anni e un mese di carcere - per Olsi Mitraj, albanese di 44 anni di Gussago, e per Alberto Zanini 57enne di Mazzano. Per la pubblica accusa gli elementi di prova a carico di Marco Caraffa non erano sufficienti per la sua condanna, ragione per la quale il pm aveva ritenuto doverosa l’assoluzione del 52enne catanese.
A differenza di Zanotti, Sandrini, 38 anni, era stato accusato inizialmente di truffa e simulazione di reato per essersi prestato al suo rapimento, salvo poi caderne vittima. Ma Sandrini per questa vicenda era stato prosciolto per intervenuta prescrizione e quindi, assistito dall’avvocato Massimiliano Battagliola, si era costituito parte civile in qualità di persona offesa.
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