Altri bresciani bloccati a Madeira: «Rientrare ci costa 8mila euro»

La storia di un gruppo di amici dell’Ovest: «Biglietti a prezzi folli e hotel a nostro carico. Siamo stati abbandonati e possiamo contare solo sulle nostre forze»
I ragazzi bresciani hanno dormito tre notti in aeroporto - © www.giornaledibrescia.it
I ragazzi bresciani hanno dormito tre notti in aeroporto - © www.giornaledibrescia.it
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Ieri abbiamo raccontato la storia del gruppo di sei amici di Ghedi e Calvisano che da domenica sono bloccati a Madeira a causa del vento che rende difficile i collegamenti aerei.

Ma un altro gruppo di bresciani, cinque ragazzi di Palazzolo e Coccaglio, è bloccato dallo scorso venerdì perché, prima del vento, il loro volo, previsto venerdì 16 agosto, è stato annullato per uno sciopero del personale Easyjet in Portogallo. Andrea Federici, Giovanni Sala, Luca Cogi, Edoardo Reccagni e Mattia Donghi «dopo tre giorni accampati in aeroporto abbiamo deciso di uscire, ci siamo arrangiati. Siamo stati abbandonati e possiamo contare solo sulle nostre forze. Easyjet ci ha dato due opzioni: essere posizionati su un volo dopo il 26 agosto oppure ottenere un rimborso e perdere ogni altro diritto».

Il conto

I ragazzi bresciani hanno la possibilità economica di gestirsi e lo hanno fatto. «I nuovi biglietti aerei, per il 25 agosto, ci sono costati 3.500 euro, l’albergo per i prossimi cinque giorni altri 3.500 euro. E poi abbiamo fuori tutti i pasti e i trasporti». Alla fine insomma il conto supererà gli 8mila euro. Altre possibilità non ne hanno trovate. «Non ci sono traghetti e per i voli su Londra non abbiamo qui i passaporti».

«Qui bloccati siamo una sessantina di italiani e abbiamo un gruppo WhatsApp con cui ci sentiamo. Alcuni sono messi peggio, non hanno più coperture economiche», raccontano.

Dall’Italia

Anche i familiari dei ragazzi cercano di aiutarli: «Abbiamo sentito il Ministero degli Esteri. Il personale è sempre molto gentile ma ribadisce che non essendoci un pericolo immediato per i ragazzi non possono fare niente», spiega la madre di uno di loro. «Per noi sarebbe già tanto se almeno facessero pressioni sulla compagnia aerea perché si faccia carico delle persone che ha abbandonato su un’isola in mezzo all’oceano, non che chiedano a noi di chiamarli... anche perché non ci rispondono».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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