Tintoretto, per la fideiussione il Comune deve aspettare il 2028

La società vuole trattare con la Loggia che, per effetto del Milleproroghe, non può incassare subito i 3 milioni
Il cratere lasciato dalla vecchia Tintoretto è recintato da pannelli - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
Il cratere lasciato dalla vecchia Tintoretto è recintato da pannelli - Foto Gabriele Strada/Neg © www.giornaledibrescia.it
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In sostanza è andata così: archiviati i fondi Pinqua (il finanziamento statale dirottato in parte sul progetto delle nuove palazzine in corso di realizzazione a Sanpolino), a dicembre la Loggia ha chiamato Redo Sgr, proprietaria dell’area (volumetrie annesse) su cui spiccava la torre Tintoretto di San Polo, ormai demolita. E le ha detto: cara Redo, si torna ai piani originari, quindi eccoti il permesso di costruire sulla base dei criteri stabiliti nella convenzione che abbiamo firmato nel 2021, se deciderai di non ritirarlo, il Comune incasserà la fideiussione (valore: tre milioni di euro).

La società ha riguardato il dossier, chiesto qualche precisazione, ci ha pensato su. E nei giorni scorsi ha risposto un sonoro «no, grazie», precisando di essere però disponibile al dialogo. La Loggia incasserà dunque i tre milioni di euro posti a garanzia? No, ormai non può più farlo. O, meglio: deve aspettare il 2028. Come mai? Effetto collaterale del Milleproroghe approvato a dicembre, che (appunto) ha esteso a 36 mesi la proroga di permessi di costruire, Scia e convenzioni urbanistiche.

Dialogo

Spiega il direttore generale della Loggia, Marco Baccaglioni: «Redo ci ha comunicato la non volontà di ritirare il permesso di costruire, che dettava la scadenza per la realizzazione delle opere di urbanizzazione», ossia gli interventi pubblici. «La società ha però anche auspicato che ci possa essere una ulteriore collaborazione con il Comune utile a portare a buon fine lo sviluppo dell’area». Un dialogo che la Loggia intende mantenere aperto, ma non all’infinito: «Abbiamo preso atto di quanto ci hanno scritto – conferma il dg – ora faremo le nostre valutazioni e si riaprirà una fase di interlocuzioni che si snoderà nell’arco delle prossime settimane».

La torre Tintoretto appena prima della demolizione - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it
La torre Tintoretto appena prima della demolizione - Foto Gabriele Strada Neg © www.giornaledibrescia.it

In ogni caso, con l’entrata in vigore del Milleproroghe, la società non ha (né aveva) più l’acqua alla gola: l’orizzonte, anche per le opere pubbliche, è al 2028. Perché allora non ritirare il permesso di costruire? Redo non è entrata nel dettaglio nella nota recapitata al Comune, ma è molto probabile che intenda revisionare la convenzione «madre», quella appunto siglata nel 2021 e che dovrebbe restituire un futuro allo spazio di San Polo.

La convenzione

Cosa prevedeva l’accordo originario? La realizzazione, da parte della società, di sei palazzine, due terzi da destinare ad affitto convenzionato e un terzo a vendita convenzionata, oltre a servizi, spazi commerciali, parco e ciclabili. Nel dettaglio: il documento sanciva uno specifico vincolo per le superfici dedicate all’housing sociale, che corrispondono al 90% della superficie massima per l’intervento, vale a dire 21.400 metri quadrati.

Di questi, il 34% della slp (superficie lorda di pavimento) totale – stando al testo della convenzione – servirà per realizzare residenze da proporre sul mercato a prezzi convenzionati: in alternativa alla vendita convenzionata è ammessa la realizzazione, per la stessa superficie, di alloggi da destinare all’affitto, per un periodo non inferiore a dieci anni, con patto di futura vendita.

Non è tutto

Il 56% della slp dovrà essere destinato ad abitazioni in locazione permanente per un periodo non inferiore a vent’anni. Servizi e commercio occuperanno infine almeno il 10% della superficie e, anche in questo caso, la suddivisione è dettagliata: almeno il 5% della slp massima, pari a 1.070 mq, per la realizzazione di unità immobiliari con destinazione commerciale e almeno il 5%, pari a 1.070 mq, per la realizzazione di unità immobiliari in cui troveranno spazio servizi pubblici.

Se tutto questo avverrà effettivamente o se si andrà verso un «rimpicciolimento» del piano (e, di pari passo, degli oneri di urbanizzazione, ossia delle opere pubbliche in capo a Redo Sgr) non è chiaro. Certo è che la convenzione, ad oggi, è valida e in vigore e che Brescia ha fame di alloggi a canoni popolari. Nel frattempo, in via Lippi, resta un cratere circondato dai pannelli giallo fluo. 

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