Brescia riciclona: Tari meno cara, schizza la raccolta della plastica
L’argomento è complesso, la riflessione è ampia e le strade da percorrere possono essere diverse. Non basteranno dunque due seminari per spiegare che livello ha raggiunto la raccolta differenziata a Brescia e quali saranno gli scenari futuri, ma gli incontri organizzati dall’Assessorato alla Transizione ecologica e dall’associazione Brescia green sono stati il punto di partenza per proiettarsi in una nuova fase della città.
Il secondo appuntamento del convengo «Rifiuti: più differenzi meno paghi» – che si è svolto nella sala conferenze di via Campo Marte ed è stato moderato da Elisa Rossi, giornalista del Giornale di Brescia – è servito anche per fare il punto sulla performance e i risultati della gestione dei rifiuti. Dati che restituiscono una situazione positiva in città. Secondo l’elaborazione fatta da Aprica (prendendo come riferimento una famiglia di tre componenti in 100 mq), tra le città che hanno tra i 150 e i 250mila abitanti Brescia è quella in cui si paga meno la Tari: 195 euro, 17 euro in meno della seconda in classifica Verona. Nella nostra città viene effettuato il 67,8% di raccolta differenziata (siamo al quinto posto) e vengono prodotti 507 kg di rifiuti pro capite all’anno (meno ne generano solo Verona e Trieste).
I risultati
L’impatto della differenziata sulla raccolta generale dei rifiuti è stato notevole, dal 2015 a oggi quella dei solidi urbani è diminuita infatti del 60%, mentre in totale il calo è stato del 26%. Con il metodo introdotto 9 anni fa, dunque, le persone producono meno immondizia e con il passare del tempo hanno imparato a separare sempre di più: la raccolta della frazione organica è aumenta del 74% e quella della plastica addirittura del 257%.
Ci sono però logicamente anche alcune criticità. In città, tra maggio e giugno 2023, il 14% dei cittadini che ha ritirato la tessera per l’utilizzo dei cassonetti non ha mai utilizzato le calotte per la frazione organica e il 6% non lo ha mai fatto con quelle per l’indifferenziata. I picchi più alti si sono registrati nei quartieri Centro storico nord (23,2% per l’umido e 11,1% per l’indifferenziato), e Centro storico sud (20,3% e 9,6%).
La domanda sorge spontanea: dove buttano i rifiuti tutte queste persone? Aprica ha monitorato per circa due anni 1.050 postazioni critiche (su 1.800 totali) ed ha riscontrato che fuori da un cassonetto su tre c’è un sacchetto dell’immondizia abbandonato, a fronte però di un malfunzionamento delle calotte solo del 3,4%.
«Esiste un problema culturale – hanno detto in coro l’assessora alla Transizione ecologica Camilla Bianchi e i capigruppo Roberto Omodei (Pd), Francesco Tomasini (Azione) e Francesco Catalano (Al lavoro con Brescia) –. Lavoreremo con tutto il Consiglio comunale per migliorare la comunicazione e informare meglio i cittadini».
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