Perquisizioni in Questura, chiesta l’archiviazione per il precedente a Bologna
A Bologna, in estate, si è verificato un episodio molto simile a quanto successo due giorni fa, il 13 gennaio, in Questura a Brescia. Le modalità con cui sono state effettuate le perquisizioni su alcune manifestanti di Extinction Rebellion – che hanno dato vita ad un presidio davanti alla sede bresciana di Leonardo per dire no alla guerra – non sono dunque un fatto isolato. E per questo precedente la Procura del capoluogo emiliano ha chiesto l’archiviazione.
Quanto accaduto in Questura a Brescia si inserisce in un clima teso, a Brescia – la carica contro i manifestanti antifascisti in piazza Vittoria il 28 dicembre è un esempio –, tanto quanto in altre città d’Italia. Lo testimoniano gli scontri nei cortei per Ramy a Torino, Roma e nella stessa Bologna, ma anche le polemiche per lo «scudo penale» e il Ddl sicurezza.
La vicenda di luglio
Il 9 luglio scorso una ragazza è stata fermata nel corso della protesta contro il G7 Scienza a Bologna, durante la quale gli attivisti hanno esposto uno striscione sulla Torre dell'Orologio. La donna ha denunciato che, portata in Questura, è stata fatta spogliare e piegare in un bagno sporco. Una dinamica sostanzialmente identica a quella denunciata dalle manifestanti a Brescia.
Al termine dell’indagine la Procura di Bologna ha chiesto l'archiviazione. Lo riportano le pagine locali di Repubblica. La pm Francesca Rago ha concluso che la poliziotta, indagata per perquisizione arbitraria, non era a conoscenza dei motivi per cui l’attivista era stata portata in Questura e ha svolto gli atti con le modalità previste, senza eccedere i limiti delle proprie attribuzioni. Alla luce di quanto descritto dalla stessa giovane, secondo la Procura, non ci sarebbero stati neppure comportamenti lesivi della dignità o del pudore della persona perquisita.
Le parole del legale
Contro la richiesta di archiviazione presenterà opposizione il difensore dell'attivista, avvocato Ettore Grenci, chiedendo al Gip di disporre l'imputazione coatta. «Le cose non sono andate per come raccontate e tra l'altro non si capisce perché per cercare dei volantini una persona debba essere costretta a denudarsi. La Procura sostiene che la poliziotta non aveva avuto indicazioni su cosa cercare, tuttavia ci sono testimonianze del fatto che le era stato ordinato di cercare materiale di propaganda e non altro».
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