Cronaca

Gli studenti bresciani al Parlamento europeo di Bruxelles

Alcune classi dell'Istituto Luigi Einaudi di Chiari hanno partecipato all’evento «Il ruolo delle scuole nella coesione e nella crescita sociale». Un’iniziativa che permette ai giovani di confrontarsi con i parlamentari e discutere sul tema dell’inclusione
Gli alunni dell'Istituto Luigi Einaudi di Chiari al Parlamento di Bruxelles - © www.giornaledibrescia.it
Gli alunni dell'Istituto Luigi Einaudi di Chiari al Parlamento di Bruxelles - © www.giornaledibrescia.it
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Accoglienza, uguaglianza e diritto allo studio. Parole chiave che diventano impegno concreto quando a pronunciarle sono centinaia di giovani provenienti da tutta Europa, riuniti intorno a una tavola rotonda nel cuore del Parlamento europeo di Bruxelles. Il loro obiettivo? Trovare una strategia comune affinché le persone in mare non muoiano più.

È questa l’iniziativa che ha visto coinvolti gli studenti bresciani dell’Istituto Luigi Einaudi di Chiari nella sala parlamentare József Antall. Il progetto è stato organizzato dal Comitato 3 ottobre, un’organizzazione senza scopo di lucro che si batte per i diritti dei migranti. 

L’iniziativa

L’iniziativa nasce nel 2020 e da anni vuole essere un ponte di dialogo interculturale tra ragazzi e europarlamentari. Sono stati infatti oltre 300 gli studenti e i docenti, provenienti da 35 istituti europei, che hanno partecipato alla tavola rotonda nella sala parlamentare Jósef Antall.  

Un’occasione più unica che rara che ha permesso loro di parlare in prima persona e di confrontarsi con i membri del Parlamento sul tema dell’inclusione sociale a livello europeo.

Tutto ciò grazie al Comitato 3 ottobre che dal 2013 vuole smuovere le coscienze dell’opinione pubblica, cercando di sensibilizzare sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza. «Come organizzazione ci impegniamo a creare momenti di incontro e riflessione per gli studenti europei». Spiega Tareke Brhane, presidente del Comitato. «Crediamo in un’educazione inclusiva in un'ottica europea. Per questo motivo il nostro obiettivo è ampliare lo sguardo sui diritti dei migranti dando voce proprio ai giovani».

La voce dei ragazzi

«Dare un nome ai corpi dei migranti morti in mare, è questo ciò che mi ha profondamente colpito di questo incontro». A parlare è Elton Krasniqi, 19enne di Roccafranca e uno degli studenti che ha partecipato all'iniziativa. 

«Mai avrei pensato che si potesse restituire dignità alle vittime in questo modo. Identificare i corpi delle persone non è solo un atto di pietà ma è un riconoscimento giuridico e legale che permette alle vittime di avere una sepoltura e dà modo ai familiari di piangere i loro cari – spiega –. Dentro ogni corpo ci sono una storia, una famiglia e un’identità. Ridurre tutto a un numero, genera una seconda morte».

Un incontro che è riuscito nel suo intento e ha smosso qualcosa dentro Elton: «Voglio aiutare queste persone. Una volta finite le superiori, il piano è iscrivermi alla facoltà di Architettura. Un giorno mi piacerebbe costruire delle strutture di accoglienza che siano un posto sicuro per i migranti. E non sovraffollate come quelle che ci sono», chiarisce.

L'intervistato Elton Krasniqi - © www.giornaledibrescia.it
L'intervistato Elton Krasniqi - © www.giornaledibrescia.it

C'è chi invece è rimasto scettico e all’interno della «EU bubble» (bolla della Ue, ndr) ha visto tanta teoria e poca pratica. «Il nostro ruolo come studenti è stato certamente attivo in quanto abbiamo fatto parte della commissione», dice Sara Rohuini, coetanea e compagna del corso di studi di Elton. 

«Non eravamo lì solo per ascoltare. Dovevamo e volevamo proporre un modo nostro per migliorare l’inclusione dei nostri coetanei. Tuttavia, se c’è una cosa che ho percepito è la poca coerenza da parte delle istituzioni europee – confida la giovane –. Tante le iniziative, ma poche le risposte concrete».

L'intervistata Sara Rohuini - © www.giornaledibrescia.it
L'intervistata Sara Rohuini - © www.giornaledibrescia.it

Al contrario Gianluca Mongodi, 20 anni, di Zocco d’Erbusco ne è rimasto entusiasta: «Non solo è stata interessante e utile, ma questa esperienza ci ha permesso di stare in prima fila, confrontandoci con gli studenti di altre scuole – dice –. Sono grato di averne fatto parte, mi sento più cittadino europeo».

L'intervistato Gianluca Mongodi - © www.giornaledibrescia.it
L'intervistato Gianluca Mongodi - © www.giornaledibrescia.it

Tra i ragazzi c’è, infine, chi si augura un’integrazione scolastica più solida. «È stata un'esperienza che devo dire mi ha lasciato tante riflessioni, alcune positive altre negative», racconta Giorgia Speranza, 18 anni di Chiari. «Purtroppo però ritorno a casa con la consapevolezza che l’inclusione scolastica italiana non è ancora una realtà concreta. Ci sono diversi punti da migliorare, in primis il supporto psicologico che spesso manca nelle scuole».

L’attenzione per la psiche umana è da sempre una priorità nella vita di Giorgia che l'anno prossimo si iscriverà alla facoltà di Psicologia. «I benefici che la terapia può offrire, in particolare ai ragazzi che arrivano in un contesto culturale nuovo, sono molteplici – dice la giovane –. Avere un supporto psicologico gratuito potrebbe fare la differenza».

L'intervistata Giorgia Speranza - © www.giornaledibrescia.it
L'intervistata Giorgia Speranza - © www.giornaledibrescia.it

Oltre a loro, hanno partecipato al progetto anche Diego Vitari, Giada Bona, Manuel Corisini, Isotta Agyemang. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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