In Lombardia si assumono poche persone disabili o fragili
Si parla tanto di inclusione di persone disabili o fragili nel mondo del lavoro, ma i dati emersi ieri a palazzo Loggia non sono in linea con parole e dichiarazioni.
I dati
Durante il suo intervento al convegno «Lavoro e fragilità a Brescia: il ponte della cooperazione», l’assessore regionale a Istruzione e Lavoro Simona Tironi ha snocciolato numeri poco lusinghieri per il sistema aziendale della nostra regione, evidenziando come le sanzioni comminate alle imprese che preferiscono non assumere persone disabili siano sempre più consistenti e quest’anno siano arrivate a sfiorare gli 80 milioni di euro, in crescita sui circa 75 milioni del 2023.
L’obbligo, eluso da molti, è normato dalla legge 68 del 12 marzo 1999, che prevede il 7% di presenze per imprese con più di 50 dipendenti, due presenza da 36 a 50 dipendenti e una presenza da 16 a 35 dipendenti.
«Questi 80 milioni da sanzioni – ha ricordato Tironi – il Pirellone li investirà in azioni di sensibilizzazione o in misure per l’inserimento dei meno fortunati nel mondo del lavoro, sperando che fare cultura riservi in futuro qualche passo in avanti».
L’incontro
Il convegno di ieri è stato organizzato da Confcooperative e dal Comune di Brescia per ricordare la storica convenzione di cui quarant’anni fa Comune e Cooperazione Sociale furono protagonisti, aprendo la strada a un modello di cooperazione per gli inserimenti lavorativi.
Se con quella convenzione il sistema Brescia fu pioniere nella costituzione di un agire a cui attinse anche la normativa nazionale, oggi è portatore di un’idea che potrebbe far compiere un salto di qualità nel rispondere alle sfide sociali contemporanee, prima tra tutte l’introduzione lavorativa di giovani scoraggiati (Neet), over 55 o disabili. Il tema è attuale e rilevante, visto che le aziende bresciane lamentano carenza di personale e che in Lombardia uomini e donne inoccupati (senza motivi apparenti) sarebbero circa 150.000.
Cambiare passo
Del delicato problema hanno dibattuto molti relatori, tra cui presidente e vicepresidente di Confcooperative Brescia Marco Menni e Michele Pasinetti, la sindaca di Brescia Laura Castelletti, l’assessore Tironi e il presidente della Camera di commercio Roberto Saccone. Come evidenziato da Pasinetti, «con numeri tanto rilevanti la questione richiede un cambio di passo».
Quale? Per Confcooperative si dovrebbe partire dalla «concretizzazione di un patto che coinvolga cooperative sociali, enti pubblici, imprese, e istituti di credito, per dare corpo a un modello di azioni a cui i soggetti che intraprendono percorsi di sostegno alla fragilità lavorativa possano far riferimento». In pratica si tratterebbe di «un contenitore a cui affidarsi per avere la certezza dei passi da compiere».
A mostrare quale può essere il valore di una persona fragile o disabile in azienda, se inserita dopo formazione mirata, sono le stesse cooperative, che – come sottolineato ancora da Pasinetti – «sono imprese in tutto e per tutto, con necessità di bilancio e risultati, e non certo un parcheggio per persone svantaggiate».
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