Brescia, teme la legge Kanun: preferisce l’arresto all’espulsione
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Nel suo paese di origine non ci vuole tornare. È sicuro che se lo facesse potrebbe essere ucciso in virtù della legge Kanun, un codice consuetudinario molto radicato nelle zone montane dell’Albania. E piuttosto che essere rimpatriato si è fatto arrestare e ora, in virtù della richiesta pendente di asilo politico, la richiesta di espulsione è stata respinta.
Al centro della vicenda un 38enne albanese che mercoledì sera si è presentato in Questura accompagnato dal suo legale, l’avvocato Stefano Afrune, per chiedere la protezione internazionale. Quando lo hanno identificato gli agenti hanno scoperto che aveva violato il divieto di ritornare in Italia sancito con una precedente espulsione e, come prevede la norma, è scattato l’arresto.
La legge Kanun
La vicenda porta in primo piano il tema della legge Kanun, ancora molto forte in alcune zone interne dell’Albania. Il codice infatti stabilisce in maniera molto precisa l’obbligo di una vendetta (una presa di sangue) nei confronti del parente maschio fino alla terza generazione da parte dei parenti della vittima di un omicidio. Per i ferimenti gravi la vendetta è meno frequente, ma comunque presente nel codice.
Il caso
Ieri mattina è comparso davanti alla giudice Lorenza De Nisi per l’udienza per direttissima e ha spiegato la sua storia. «Sono rientrato in Italia anche se avevo il divieto perché ho paura di essere ucciso – ha detto l’uomo –. Ci sono dei problemi con dei vicini, una guerra tra le famiglie». Rispondendo alle domande della giudice ha spiegato più nel dettaglio: «Mio padre ha sparato ad un membro dell’altra famiglia, che per questo è rimasto invalido». Una circostanza che ha scatenato la vendetta. «Un anno fa mi hanno sparato, poi per diversi mesi mi sono nascosto in altre parti dell’Albania da parenti, ma non sono al sicuro e ho deciso di tornare in Italia dove avevo una relazione con una ragazza italiana». Il giudice ha convalidato l’arresto e accolto la richiesta del difensore di concedere termini a difesa e rigettare la richiesta di espulsione in attesa che si definisca la pratica sulla richiesta di asilo politico.
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