«Brescia avvelenata per decenni»: il flashmob ambientalista in centro
«Mortalità e malattie in eccesso: l’inquinamento uccide, fermiamolo». E poi: «Dal 1906 veleni, dal 2002 il Sin: 20 anni di attese, ora basta». «Caffaro ha inquinato, Brescia paga».
Ecogiustizia
Una trentina di persone, tra le quali il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e un rappresentante delle Acli lombarde, si sono ritrovate nella tarda mattinata di mercoledì 12 marzo in corso Zanardelli, davanti al Teatro Grande, per protestare contro quella che additano come inazione nei confronti dei responsabili dei disastri ambientali e dell’inquinamento bresciano.

La finta sentenza
«In nome del popolo inquinato» hanno pronunciato tre finte giudici, «la giuria di Brescia riunitasi oggi 12 marzo 2025 emette la seguente sentenza: visto il disastro ambientale che ha colpito la zona in cui si è insediata sin dal 1906 l’industria chimica Caffaro e che interessa i quartieri Primo Maggio e Chiesanuova di Brescia, parte dei comuni di Castelmella, Capriano del Colle e Flero, oltre alle discariche di Vallosa nel comune di Passirano e Pianera e Pianerino nel comune di Castegnato, utilizzate dalla stessa Caffaro per interrare senza precauzione i propri scarti tossici, e considerato il danno irreparabile subito dalle persone, dall’ambiente e dalle future generazioni; rilevato che chi inquina non può continuare a farla franca; sentenzia: 1) gli inquinatori sono dichiarati colpevoli di aver ignorato i diritti fondamentali del popolo e dell’ambiente; 2) il popolo inquinato esige giustizia immediata, riparazione dei danni e azioni concrete per fermare l’inquinamento; 3) ogni ritardo nella riparazione dei danni e nella tutela del territorio sarò considerato un’aggravante della responsabilità morale, sociale ed economica. In nome del popolo inquinato si condanna l’inazione e la complicità e il silenzio».
Gli altri cartelli
Su alcuni degli altri cartelli si è letto «Falda inquinata, terreni contaminati: Brescia merita un futuro pulito», «Stop impunità per gli inquinatori», ma anche «11.000 residenti tra veleni e divieti: basta ordinanze, servono soluzioni».
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