Anche a Brescia c’è la Culla per la vita: cos’è e come funziona

La struttura di via Pietro Dal Monte, fuori dall’ospedale Civile, è attiva dal 2007. Ad oggi non è mai stata utilizzata per affidare un neonato alle cure del personale sanitario
Anche a Brescia c'è la culla per la vita
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Quel che è successo a Bari, dove un un neonato di circa un mese è stato ritrovato senza vita nella culla termica della chiesa San Giovanni Battista, è una tragedia che ha scosso tutta quanta l’Italia.

Una morte forse spiegabile con la mancata chiusura della porta che avrebbe dovuto far azionare il meccanismo di emergenza, attivando così il sistema collegato alle «Culle per la vita».

Queste sono infatti strutture pensate per permettere a madri in difficoltà di affidare a specifiche strutture i neonati, garantendo la sicurezza del bambino e al contempo la privacy e l'anonimato di chi fa ricorso al servizio, dato che non sono presenti telecamere.

In Lombardia sono 11 le Culle per la vita (61 in Italia), una delle quali a Brescia. L’unico luogo di questa natura si trova all’ospedale Civile: è stata posizionata 17 anni fa sulle mura esterne, lungo il lato di via Pietro Dal Monte. Dal 2007 ad oggi non è stato lasciato alcun neonato e tutti i bambini non riconosciuti e adottabili sono nati in Ostetricia. Parliamo di un piccolo ogni mille venuto alla luce, visto che nel 2022 (ultimo dato disponibile) sono stati una decina su un totale di 8.680 nascite in tutta la provincia, 8.607 nel 2023.

  • La Culla per la vita di Brescia
    La Culla per la vita di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
  • La Culla per la vita di Brescia
    La Culla per la vita di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
  • La Culla per la vita di Brescia
    La Culla per la vita di Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

La Ruota degli esposti

Il funzionamento della Culla per la vita, aperta 24 ore su 24 ogni giorno dell’anno, è quella che potrebbe essere chiamata una versione attuale della Ruota degli esposti medievale. La prima venne creata nell’ospedale dei Canonici di Marsiglia (Francia). Si trattava di un semplice cilindro di legno, posto verticalmente nel vano di una finestra sul fronte strada di un edificio, che ruotava su un perno. La persona addetta all’accettazione, avvisata dal suono di un campanello, faceva girare l’apertura e accoglieva il neonato.

A Brescia una era posizionata nell’ex convento delle Ancelle della Carità in via Benacense, un’altra ancora all'inizio di via Musei fuori dalla struttura che ospitava le suore di clausura del Buon Pastore.

Come funziona

L'esterno della Culla per la vita di via Pietro Dal Monte - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
L'esterno della Culla per la vita di via Pietro Dal Monte - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it

La versione contemporanea è invece dotata di una serie di dispositivi (riscaldamento, chiusura in sicurezza della botola, presidio di controllo e rete con il servizio di soccorso medico) che permettono un facile utilizzo e un pronto intervento per la salvaguardia del neonato.

Nello specifico la culla si presenta come una piccola finestra. Premendo un tasto questa si apre, permettendo di depositare il bambino all’interno di una culla riscaldata. La temperatura al suo interno è monitorata costantemente, così come il battito cardiaco e la respirazione del neonato. Una volta adagiato il piccolo la finestra si chiude e viene immediatamente avvisato il personale sanitario, che preleva il bambino e lo porta in un reparto ospedaliero.

Nel caso di non riconoscimento del neonato entro i primi dieci giorni di vita la struttura invia comunicazione al Tribunale per i minorenni. Quest’ultimo dichiara immediatamente lo stato di adottabilità, a meno che i genitori non chiedano di riconoscere il figlio (entro massimo 2 mesi) o provvedano comunque a fornirgli assistenza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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