Corsa Rosa, 10mila in marcia per dire no alla violenza sulle donne

Nessuno è qui per caso. Le maglie rosa indossate con orgoglio, gli striscioni che ricordano le battaglie ancora da vincere. Chi è in piazza Vittoria in questa prima domenica di marzo è perché ha deciso di esserci con convinzione, per partecipare alla 16esima edizione della Corsa Rosa, la manifestazione dedicata alle donne e ai loro diritti, raccontata in diretta sulle frequenze di Radio Bresciasette. Sono circa 8mila gli iscritti, ma il biscione partito da piazza Vittoria alle 10.30 conta circa 10mila partecipanti.

Chi c’era

«Veniamo tutti gli anni per ricordare che le donne hanno il diritto di essere trattate come gli uomini e che la violenza fa schifo – ha detto Annamaria Ferrari, rappresentante del gruppo Belle donne in Rosa formato da 20 donne provenienti da Acquafredda, Mazzano, Ciliverghe, Nuvolento e Rezzato –. In questa battaglia la cosa importante è che anche gli uomini partecipino: sono anni che lottiamo per i nostri diritti da sole».

La mattinata raccontata in diretta da Radio Bresciasette - Foto Giovanni Benini/Neg © www.giornaledibrescia.it

Qualcuno è in piazza per un ricordo speciale: «Siamo qui a ricordare la nostra zia Rosa che 5 anni fa all’età di 85 anni ha partecipato alla corsa ed è stata premiata come partecipante più anziana – racconta Tiziana Taglietti –. Lo scorso anno a 90 anni ci ha lasciato, quale migliore occasione per ricordarla e per ricordare tutto l’affetto che ci ha dato. Anche un’opportunità per essere comunità sostenendo il valore delle donne e il no alla violenza».

Il benvenuto

Ad aprire la mattinata anche gli interventi istituzionali della sindaca Laura Castelletti – «Siamo orgogliosi che abbiate scelto di mettere sulla maglia la nostra Loggia. Ho incontrato molte di voi per strada e so che arrivate da tutta la provincia, grazie!» – e dell’assessore Alessandro Cantoni, che ha detto: «No alla violenza sulle donne, il rispetto di una società si misura su come tratta le sue donne. Siamo qui per la prevenzione che non è un’opzione ma una responsabilità, per ricordare chi ha vinto una battaglia contro una malattia e chi invece non ce l’ha fatta».