Caso Cassarà, lo schermidore condannato a un anno e 4 mesi

Il giudice dell’udienza preliminare Andrea Guerrerio ha condannato Andrea Cassarà a un anno e quattro mesi per tentata interferenza illecita nella vita privata, riqualificando l’accusa di tentata produzione di file pedopornografici.

Il processo si è celebrato in abbreviato in relazione ad un episodio avvenuto negli spogliatoi del centro sportivo San Filippo nell’ottobre di due anni fa quando una ragazza di 16 anni che stava facendo la doccia raccontò di aver visto una mano che stringeva un telefonino e il flash di una fotocamera infilarsi dall’alto nel locale docce.

«Speravamo in un’assoluzione perché riteniamo non abbia fatto nulla. Leggeremo le motivazioni però è già un ottimo risultato che dall’accusa sia stata tolta l’accezione sessuale. Posso già annunciare che faremo ricorso in appello», precisa l’avvocato Enrico Cortesi, legale di Andrea Cassarà.

Parte civile

«Prendiamo atto della riqualificazione operata dal giudice che avremo modo di capire meglio quando leggeremo le motivazioni della sentenza. Per il ruolo di difensore di parte civile che rappresento posso comunque dichiararmi soddisfatto per l’esito del processo», queste le parole dell’avvocato di parte civile Massimiliano Battagliola. 

«Sono soddisfatto che il Giudice abbia riconosciuto l'esistenza di un fatto delittuoso ai danni della mia assistita e che abbia statuito un obbligo risarcitorio. Attendo di leggere le motivazioni per conoscere il percorso argomentativo della sentenza», sottolinea l’avvocato di Giovanni Brunelli, seconda parte civile.