Bozzoli in fuga, ma come si fa a sparire nel nulla nel 2024?

In un’epoca in cui tutto è geolocalizzabile e registrabile, far perdere le proprie tracce è un’impresa. Secondo l’esperto di sicurezza però si può fare. «Servono tempo, preparazione. E parecchi soldi»
Come vivere in latitanza nel 2024
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Sparire. Come è possibile, in un’epoca in cui tutto è tracciabile, geolocalizzabile, registrabile? Se lo chiedono in molti, dopo che Giacomo Bozzoli - 39enne condannato definitivamente all’ergastolo in Cassazione per l’omicidio dello zio Mario, bruciato nel forno della fonderia di famiglia a Marcheno - ha fatto perdere le sue tracce. Secondo chi indaga, scappando all’estero. «È estremamente difficile - spiega un esperto di sicurezza bresciano che preferisce restare anonimo -, ma si può fare. Servono tempo, preparazione. E parecchi soldi».

Dark web e pianificazione

L’organizzazione, che va iniziata per tempo, è la chiave di qualsiasi tentativo di fuga. Nel caso di Bozzoli, secondo il consulente, può essere stato sufficiente iniziare a pensarci seriamente mesi fa, ad esempio a partire dalla conferma in secondo grado della sentenza di ergastolo. Cioè da novembre 2023, quando al telefono con il suo avvocato chiese disperato: «Ma sono ancora libero?».

Avesse davvero voluto crearsi una seconda vita, lo avrebbe potuto fare già da quel momento. «Ci sono società specializzate, contattabili nel dark web, che nel giro di qualche settimana sono in grado di ricreare da zero una o più identità - specifica l’esperto -. Sono carissime: parliamo di migliaia di euro di consulenza, ovviamente illegale, ma che è in pochi clic accessibile a chi ha una certa disponibilità economica. E alla famiglia Bozzoli, da quel che so, non manca».

Documenti falsi

Riprodurre carte d’identità e patenti di guida, inoltre, non è più una rarità per falsari. «Con le stampanti in altissima risoluzione che ci sono in commercio, è possibile raggiungere livelli impensabili fino a qualche anno fa. Tesserine con ologramma comprese» spiega il consulente, specializzato anche in indagini informatiche. «Mesi fa, ad esempio, ricordo il sequestro a un truffatore di un migliaio di finte patenti, che si era creato in autonomia senza grandi difficoltà. Basta comprare la stampante giusta».

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Telefonini e sim

Il primo dispositivo di cui disfarsi se non si vuole essere rintracciati è il telefonino. «Ogni smartphone ormai è tracciabile in pochi minuti - continua -. Solo spostandosi fisicamente il telefono aggancia le celle, anche senza nessuna chiamata in corso. Stesso discorso per la connessione Internet: le call su WhatsApp sono criptate e l’audio non è scaricabile, ma ad ogni avvio viene rilevato un movimento di dati». Insomma, basta anche solo accendere il telefonino per lasciare un’impronta.

Giacomo Bozzoli in lacrime durante un'udienza - © www.giornaledibrescia.it
Giacomo Bozzoli in lacrime durante un'udienza - © www.giornaledibrescia.it

E, come ogni dispositivo elettronico dotato di navigazione Internet, possiede un codice d’identificazione che non è possibile eludere. «Assolutamente in nessun modo» conclude. Dunque? «L’unica cosa da fare è acquistare dispositivi nuovi e usare sim intestate ad altre persone». Prestanome? «Sì, capita spesso».

Soldi e pagamenti

«Può sembrare banale, ma quello che è da evitare in primis sono i pagamenti elettronici». Basta una rilevazione ad un pos e il tracciamento è immediato. L’unica forma di pagamento non documentabile, ovviamente, è il denaro contante. «Per crearsi una seconda vita, però, ne serve in enorme quantità. Considerando anche che in questo caso si tratta di una famiglia intera». Altrimenti, esiste la possibilità di creare carte di credito temporanee, a rilascio immediato. «È un servizio virtuale messo a disposizione da molte banche e servizi finanziari online - ad esempio Qonto ndr -, che sono utilizzabili per pagamenti singoli e una tantum».

Le telecamere

Un altro elemento di cui tenere conto con molta attenzione sono le telecamere, ormai ovunque. Portali sono installati non solo lungo le principali strade, ma anche all’ingresso di paesi, nei locali pubblici, nei parchi. «Giacomo Bozzoli poi ha un’automobile molto vistosa (una Maserati che è stata inquadrata a Manerba e a Desenzano lo scorso 23 giugno ndr) e io dubito fosse lui alla guida in quei giorni».

Resistenza psicologica

C’è poi un elemento non trascurabile. Giacomo Bozzoli non è in fuga da solo, ma con la compagna e il figlio piccolo, che in questi giorni compie gli anni.

Da una parte può essere un sostegno, un rinforzo affettivo, ma a lungo andare può rivelarsi anche un motivo di cedimento, magari dopo l’appello accorato di qualche familiare. «Se uno dei due adulti dovesse avere un momento di tentennamento o debolezza, basterebbe una telefonata a casa o un messaggio a un amico per mandare all’aria un piano studiato da mesi. Quello che mi auguro io personalmente - conclude l’esperto - è che sia stata una reazione dettata dallo choc emotivo dovuto alla presa di coscienza della condanna e che, dopo aver trascorso gli ultimi giorni in libertà con il bambino, Bozzoli si costituisca presto».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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