Botte alla moglie e alla figlia di 7 mesi: uomo condannato a 6 anni di carcere
Prima le strappa la figlia - sette mesi e qualche giorno di vita - dalle mani. Poi la minaccia con una pistola. «Se la bambina piange e non vuole stare con me – la accusa – è tutta colpa tua».
Rivolge la canna dell’arma verso i suoi piedi, le fa credere di essere pronto a premere il grilletto. «Adesso tu muori di infarto» le urla, prima di rinchiuderla in casa, di tirarle i capelli, mandarla a sbattere contro un muro e di colpire lei e la piccola con un pugno. In un attimo di tregua lei riesce comunque a guadagnare la strada, ma non a liberarsi di lui una volta per tutte. Il padre della sua bambina la raggiunge e la minaccia di nuovo.
Gioca la carta subdola degli affetti. «Tuo fratello non tornerà vivo dal lavoro» le dice, prima di esplodere alcuni colpi a scopo intimidatorio.
La denuncia
Accade tutto il 19 luglio dello scorso anno nell’hinterland della città. È la goccia che fa traboccare il vaso. Dopo aver vissuto in un girone infernale per quattro anni lei, 32enne di origini indiane, arrivata in Italia bambina, cresciuta a Brescia e avviata ad un impiego sicuro nel consolato indiano di Milano, decide di non dargli più alcuna chance. E lo denuncia.
Agli inquirenti snocciola un lungo elenco di violenze verbali e fisiche. Oltre alle parole irripetibili con le quali il marito, 34enne connazionale conosciuto proprio a Milano e sposato a Brescia, la insulta giorno sì e giorno anche, la giovane mamma mette a verbale un elenco infinito di soprusi. Denuncia quella volta in cui lui l’ha presa per il collo, quando le ha gettato tutti i vestiti, quando l’ha costretta ad un rapporto sessuale, quando le ha chiuso un braccio nel finestrino dell’auto e l’ha trascinata per alcuni metri. Racconta di quel pugno che le ha sferrato in auto e la notte passata nel letto con lui, la sua pistola e la minaccia di non risvegliarsi più.
Nero su bianco la 32enne fa mettere anche la minaccia di finire in fondo alle scale, il coltello che lui le ha lanciato contro nel bel mezzo di una cena, la minaccia di morte rivolta a sua madre, per poi chiudere l’elenco delle violenze con il pugno del maggio scorso, penultimo atto di una relazione divenuta insostenibile.
A processo, davanti al giudice Mauro Ernesto Macca, l’uomo si è difeso accusando: «prima di me era già sposata» disse l’imputato senza riuscire però a screditare la moglie e tanto meno a smarcarsi dalle pesantissime accuse per le quali è finito prima in carcere, dove si trova tutt’ora, poi in aula. I
l sostituto procuratore Marzia Aliatis ha chiesto per lui nove anni di reclusione. Dopo aver registrato l’intervento del suo difensore, ritenendo provate tutte le accuse contenute nei sei capi di imputazione che gli venivano contestati, il Tribunale lo ha condannato a sei anni, ma anche al pagamento di 10mila euro di provvisionale immediatamente esecutiva alla ex e a sua figlia, costituite parti civili e assistite dall’avvocato Francesco Pistoia.
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