Borno, chiusa la strada per il Lago di Lova: «Non è sicura»
A qualche mese dal cedimento, rilevato all’inizio della scorsa estate, chiuderà del tutto la strada di viabilità agrosilvopastorale che porta al Lago di Lova, a Borno. Lo scorso 19 ottobre era stata emessa l’ordinanza che aveva disposto la chiusura totale del tratto finale della strada. A quattro mesi di distanza, la situazione continua a essere complessa e le soluzioni a lungo termine richiedono analisi approfondite.
Le cause del cedimento
Già all’inizio dell’estate 2024 era stato rilevato un evidente scalino tra due blocchi di cemento della sede stradale, inizialmente sistemato con due rampe. Tuttavia, il cedimento della carreggiata è progressivamente aumentato fino a superare un metro di larghezza. A seguito della chiusura di ottobre, la strada è rimasta interdetta sia al traffico veicolare che pedonale.
Il transito sul percorso alternativo sarà consentito solo ai conduttori di rifugi e ristoranti, malghe, baite, proprietari di fondi e possessori di permesso stagionale.
Interventi precedenti e spese sostenute
Negli ultimi dieci anni sono stati effettuati diversi interventi di consolidamento per stabilizzare il versante, con una spesa complessiva superiore al milione di euro:
- 2012: drenaggi in ingegneria naturalistica e una paratia di micropali (540mila euro).
- 2016: interventi di stabilizzazione del versante nord (140mila euro).
- 2022: rafforzamento del muro di sostegno e nuove palificazioni (380mila euro).
Nonostante gli ingenti investimenti, in termini di efficacia nessun intervento è stato risolutivo.
Monitoraggio geologico e possibili soluzioni
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Per comprendere meglio la situazione, è stato candidato al Bando Dissesti di Regione Lombardia un progetto di monitoraggio geologico di sei mesi (importo 189.900 euro), firmato dal geologo Luca Albertelli. Parallelamente, per accelerare i tempi della pubblica amministrazione, è stato richiesto un contributo erariale di 175mila euro per la progettazione di eventuali interventi di consolidamento.
I lavori
Data la necessità di soluzioni a lungo termine, si è pensato di ripristinare l’antica strada che dal Put de Pacì sale fino alla
località Cambrusì, ma è stata accantonata l’idea perché la via è accessibile solo a pedoni e mountainbike a causa della sua pendenza superiore al 26%. Gli sforzi dunque si concentreranno sulla sistemazione del sentiero alternativo che dalla località Navertino passa per il Socol e raggiunge il lago dal lato della diga.
Sono previsti nelle prossime settimane due diversi interventi: il primo mira a facilitare il doppio senso di marcia sul tracciato tramite la realizzazione di 10 piazzole di scambio in snodi strategici del percorso; il secondo prevede il caricamento e consolidamento della pavimentazione nel tratto a bordo lago e sull’ultima salita prima della diga. In questo modo il percorso potrà essere più
facilmente utilizzato dai veicoli: la percorrenza non sarà ovviamente consentita ai veicoli muniti di ticket giornaliero, ma sarà riservata ai conduttori di rifugi e ristoranti, malghe, baite e proprietari di
fondi e terreni oltre che ai possessori di permesso di transito stagionale.
Un’estate difficile
«Siamo consapevoli che sarà un’estate complicata su un versante delle nostre montagne altamente frequentato e molto apprezzato a livello turistico – ammette il sindaco di Borno Matteo Rivadossi –, ma tamponare nuovamente la strada oggi chiusa sarebbe non solo (senza dati oggettivi e approfonditi) uno spreco di risorse, ma soprattutto un rischio per la sicurezza di chi la percorre. La priorità oggi è garantire che le attività economiche coinvolte possano lavorare, che chi ha una baita o un terreno possa raggiungere le sue proprietà, che i turisti possano continuare a godere della bellezza dei nostri monti.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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