Bonifica Caffaro, tutto ancora fermo per colpa di due mail
Tentativo numero uno: richiesta di un documento. Lo strumento: la mail, una pec su carta intestata del Ministero dell’Ambiente e firmata dal commissario straordinario del Sin Caffaro, per la precisione. Risposta: zero. Tentativo numero due: sollecito, si reitera la richiesta. Risultato: zero. Tentativo numero tre: avventura telefonica. S’incappa nel numero verde comunale. Attesa. Attesa. Attesa. Epilogo: voce registrata e linea che casca, dialogo impossibile. Entrambe le scene (tanto l’invio di mail, quanto le chiamate a vuoto) si ripetono per giorni e giorni, le prime riportano addirittura la data del 20 dicembre (segno che, da Brescia, ci si è mossi in largo anticipo). Risultato: nessuno.
Di solito la trafila tocca al cittadino: stavolta, è toccata al commissario straordinario del Sito di interesse nazionale Brescia-Caffaro, Mauro Fasano. Che aveva preparato tutta la documentazione per accelerare i tempi della bonifica e consegnare le chiavi della cittadella industriale alle ditte che si sono aggiudicate la gara e che, invece, ha dovuto fermare tutto. Gli interlocutori? Due enti pubblici: il Comune di Torino e l’Agenzia per il lavoro della Regione Sicilia, con sede a Siracusa.
L’intoppo
Dove non è riuscito il rischio ricorsi (a cui l’ultimo bando Caffaro è scampato: i termini sono infatti conclusi e il secondo e unico raggruppamento temporaneo d’impresa che si era candidato non ha depositato alcuna istanza), è riuscita quindi la lentezza dei funzionari.
Cosa manca? Due documenti (uno per ente, dove sono depositati) che certifichino come le aziende abbiano ottemperato alla norma sull’obbligo di assunzione dei cittadini disabili. Due allegati che la legge indica come necessari per poter procedere alla firma del contratto, senza la quale il consorzio formato da Greenthesis, Nico e Acr non può ancora accedere all’area tra le vie Nullo, Milano e Morosini. Il commissario straordinario aveva lavorato d’anticipo, così da poter consegnare l’area di cantiere nei primi dieci giorni di febbraio. L’obiettivo: consentire al raggruppamento temporaneo d’impresa di montare le impalcature ed eseguire i primi rilievi. Tutte azioni propedeutiche per poter mettere a punto la progettazione definitiva ed esecutiva del primo atto della messa in sicurezza e bonifica della Caffaro (valore: 54 milioni di euro), così da arrivare «per l’autunno, ma comunque entro la fine dell’anno» ad azionare la macchina della demolizione, operazione che dovrebbe durare circa un paio di anni. Quasi un mese più tardi, l’unica replica ricevuta da Torino e Siracusa è quella della voce automatica: «Attendere, prego». Una risposta che, del resto, sul caso Caffaro, Brescia sopporta da 23 anni.
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