Migliaia di libanesi stanno scappando dal sud del Paese

I bombardamenti israeliani di questi giorni hanno ucciso quasi 500 persone: la popolazione è ormai in fuga, gli ospedali sono al collasso e le scuole sono state trasformate in campi profughi
  • Migliaia di persone fuggono dal sud del Libano
    Migliaia di persone fuggono dal sud del Libano - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
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La temuta escalation sul fronte nord di Israele è arrivata, accompagnata da massicci bombardamenti, forse preludio di un’incursione terrestre. L’esercito israeliano ha aumentato la pressione su Hezbollah e ha detto di avere colpito almeno «1.100 obiettivi» della milizia filoiraniana tra la valle della Bekaa e il sud del Libano. Il governo libanese ha comunicato che ci sono almeno 492 morti tra cui 35 bambini. La popolazione è ormai in fuga dal sud del Paese, gli ospedali sono al collasso e le scuole sono state trasformate in campi profughi.

Cosa è successo ieri

Ieri Israele ha effettuato un raid sulla periferia sud di Beirut, il quarto dall’inizio della parallela guerra a Gaza e il secondo in appena tre giorni: questa volta l’obiettivo dichiarato era Ali Karaki, comandante del fronte meridionale appena nominato e numero 3 di Hezbollah: in tarda serata Hezbollah ha fatto sapere che Karaki è vivo ed è al sicuro. Dal canto loro, i miliziani filoiraniani hanno lanciato sul nord di Israele circa 180 razzi, alcuni dei quali a lungo raggio sono arrivati fino in Cisgiordania, a oltre 100 km dal confine libanese, e sono caduti anche su villaggi palestinesi. Per tutto il giorno le sirene hanno risuonato ad Haifa e dintorni, dove le scuole rimarranno chiuse anche oggi.

Il video di Netanyahu per i libanesi

In un inedito video messaggio ai cittadini libanesi, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha esortato la popolazione civile ad «allontanarsi dalle zone degli attacchi»: «Questa guerra non è contro di voi ma contro Hezbollah», ha assicurato. I media internazionali già mostravano le immagini di lunghe file di auto e centinaia di famiglia in fuga dalle aree colpite. «Per troppo tempo Hezbollah vi ha usato come scudi umani – ha aggiunto –, ha piazzato razzi nei vostri salotti e missili nei vostri garage. Queste armi sono dirette verso le nostre città. Per difendere il nostro popolo dagli attacchi di Hezbollah, dobbiamo neutralizzarle». Poco prima, dal bunker di Kirya, il quartier generale della Difesa a Tel Aviv, aveva avvertito: «Non aspettiamo la minaccia, la preveniamo».

L’obiettivo dell’attacco

L’obiettivo dichiarato di Israele è eliminare le basi di lancio, le infrastrutture e le scorte di razzi e missili di Hezbollah, riducendo gli attacchi dal Libano e consentire il ritorno degli sfollati nel nord del Paese. Ma per il premier libanese Najib Mikati quella di Israele è «una guerra di sterminio» contro il suo popolo. Secondo il ministero della Sanità di Beirut, oltre alle centinaia di vittime, in meno di una settimana si contano circa 5.000 feriti dagli attacchi israeliani, comprese le esplosioni simultanee dei dispositivi wireless in dotazione ai miliziani. «Stiamo lavorando per fermare la nuova guerra israeliana ed evitare il più possibile di cadere nell’ignoto», ha detto Mikati, invocando «sforzi internazionali collettivi per fare pressione su Israele».

Le reazioni internazionali

Il presidente americano Joe Biden ha riferito di essere «in contatto con le controparti» per «lavorare a una de-escalation», che però a questo punto appare sempre più lontana. L’Iran, che sostiene e arma Hezbollah, ha bollato come «folli» i raid israeliani in Libano, minacciando «conseguenze pericolose della nuova avventura dei sionisti». Dal Palazzo di Vetro, dove si trova per l’Assemblea generale dell’Onu, il presidente Masoud Pezeshkian ha negato che Teheran voglia destabilizzare la regione e ha puntato il dito contro Israele che, al contrario, «vuole allargare il conflitto». «Sappiamo meglio di chiunque altro che se scoppiasse una guerra più grande in Medio Oriente, non gioverebbe a nessuno nel mondo», ha ammonito.

L’Iraq ha chiesto una riunione urgente dei Paesi arabi a margine dell'Assemblea per «fermare» lo Stato ebraico, mentre l’Egitto ha sollecitato un intervento del Consiglio di Sicurezza.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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