Base jumper morto: nel 2016 aveva già rischiato la vita in montagna
Matteo Rodolfo Maranca, il 32enne base jumper di Barge (paese in provincia di Cuneo) è morto facendo quello che più amava. E per lanciarsi nel vuoto, «armato soltanto del suo paracadute», ieri ha scelto la falesia di Campione, sul lago di Garda. Ma questa volta il volo si è infranto drammaticamente contro le rocce e per lui, che venerdì avrebbe festeggiato i 33 anni, non c’è stato nulla da fare.
«Questa volta», perché il giovane otto anni fa aveva già rischiato di morire durante un’escursione in montagna. A salvarlo era stato il suo cane.
La caduta durante l’escursione
Il fatto era avvenuto nel 2016 in valle Po, in zona Monviso. Il giovane, appassionato di montagna, aveva perso i sensi ed era stato salvato grazie al suo cane, che l’aveva vegliato e aveva attirato l’attenzione di altri escursionisti, abbaiando.
A raccontare l’episodio era stato proprio il 32enne. Tre anni fa aveva ricordato quel momento drammatico su Facebook. E a leggere oggi quelle parole vengono i brividi.
«Il 21 ottobre 2016 non è un giorno come tanti per chi non mi conosce, un giorno molto particolare per me. Quel giorno stavo per “andarmene” quando a un certo punto ho visto che erano troppe le cose ancora da vivere, da provare. Chiedo scusa se in questa “chance” ho deciso di vivere in modo alternativo, fuori schemi e in modo “sbagliato” per tante persone, ma la vita è troppo bella per non viverla al meglio e al massimo».
La vittima
Il giovane viveva a Barge, ma la famiglia è di Bagnolo Piemonte (un paese vicino a Barge).
Lavorava alla Itt di Barge, azienda multinazionale specializzata nella motion technologies (sistemi frenanti per le auto). Matteo lascia il papà Antonio Maranca (ex ufficiale degli alpini della Taurinense a Pinerolo), la mamma Dilva e una sorella, Alessandra.
L’incidente mortale
Secondo quanto ricostruito, l’uomo si sarebbe lanciato alle 10.50 dalla sommità della falesia. Non ci sono testimoni dell’accaduto, ma quando i soccorritori lo hanno trovato, ormai privo di vita, sulle rocce appena a nord dell’abitato di Campione, la vela del paracadute era aperta.
È stato un amico del base jumper a dare l’allarme, preoccupato perché, dopo il lancio, Matteo non gli rispondeva al telefono. Sul posto è giunta una squadra con cinque soccorritori del Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico), a supporto delle operazioni dell’elisoccorso.
I rocciatori del soccorso alpino sono saliti dal basso con tecniche di corda e hanno rivenuto il base jumper sulla parete rocciosa. Era morto sul colpo. Il corpo è stato quindi recuperato con il verricello calato dall’elicottero.
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