Le aziende puntano sui giovani? La risposta di WorkSpeech

Le aziende devono investire sui giovani? Nella terza puntata di WorkSpeech, il progetto che vuole avvicinare proprio i giovani al mondo del lavoro, si prova a rispondere a questa domanda. E a farlo sono Laura Zappone e Federico Ros. I ragazzi hanno registrato il podcast, all’interno della redazione del Giornale di Brescia, in compagnia del ceo di Becom Alfredo Rabaiotti.
La prima puntata sul «senso del dovere» e la seconda sul «rapporto tra denaro e lavoro» sono già disponibili da alcune settimane su Spreaker, Spotify e sull’app del GdB. Con la pubblicazione della terza puntata ci si avvia alla seconda fase del progetto. L’obiettivo di questa prima fase è stato quello di dare ai ragazzi un canale per esprimersi, mettendo in luce le loro visioni sul futuro professionale. Ora toccherà alle aziende presentare opportunità concrete per le nuove generazioni. Infine, questi due mondi si incontreranno e dialogheranno tra loro.
Laura
Ma torniamo alla terza puntata, con focus sul «rapporto tra giovani e impresa». Per Laura lavorare in un luogo stimolante è importante per il nostro benessere personale. «È fondamentale credere nei giovani e dare loro la possibilità di sbagliare – racconta Laura –. Vorrei che all’interno delle aziende ci fossero meno gerarchie. Uno dei problemi più grandi è l’atteggiamento paternalista di alcune aziende, che non permette ai giovani, che sono delle risorse, di esprimersi».
Federico
Il lavoro per Federico dovrebbe, invece, essere lo specchio della vita. «Vorrei vivere la mia vita da protagonista e non da “schiavo” – racconta -. Vorrei che ci fosse un capo all’interno dell’azienda che si identifichi come un leader, che ascolti i dipendenti e li valorizzi. Se si ha la consapevolezza di ciò che si sta facendo non si è schiavi del lavoro, ma si può contribuire allo sviluppo dell’azienda stessa».
Sulle piattaforme
Da oggi su tutte le piattaforme del gruppo Editoriale Bresciana è possibile approfondire questo tema ascoltando la terza puntata di WorkSpeech.
«Registrare il podcast è stata una boccata di aria fresca – concludono i ragazzi –. È stato bello essere ascoltati e dialogare con Alfredo, che ci ha fatto capire che la nostra voce conta».
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