Attentato a Magdeburgo: Ue al fianco di Berlino, ultradestra all'attacco

La Redazione Web
Oltreoceano Elon Musk ha bollato il cancellier tedesco Olaf Scholz come «un idiota incompetente», mentre Ursula von der Leyen ha già promesso una nuova direttiva sui rimpatri entro marzo
In molti hanno reso omaggio alle vittime di Magdeburgo - Foto Ansa/Epa/Filip Singer © www.giornaledibrescia.it
In molti hanno reso omaggio alle vittime di Magdeburgo - Foto Ansa/Epa/Filip Singer © www.giornaledibrescia.it
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Nell'era della Fortezza Europa, con Schengen sempre più in pericolo, l'attacco di Magdeburgo segna un nuovo spartiacque. L'intero arco democratico del continente si è stretto intorno a Berlino, esprimendo solidarietà per la strage «vile, folle e brutale» – nelle parole più usate dai vertici Ue – che a una manciata di giorni da Natale ha colpito oltre duecento vite innocenti in una serata di festa, spezzandone cinque.

L’ultradestra

Ma, nonostante il gesto sia stato compiuto da un islamofobo dichiarato, l'ultradestra europea è andata subito al contrattacco su migrazione e Islam. Sostenuta oltreoceano da Elon Musk, che a poche ore dal suo lapidario endorsement all'AfD, ha di nuovo attaccato duramente il cancelliere tedesco Olaf Scholz – già definito «uno stupido» non più tardi di un mese fa – bollandolo come «un idiota incompetente» e chiedendone le dimissioni immediate.

Dopo le prime reazioni scioccate alle immagini strazianti giunte dalla Germania, sui social si sono moltiplicati gli appelli dell'Ue a non lasciare vincere l'odio, in sintonia con l'esortazione all'unità lanciata dal cancelliere tedesco a Magdeburgo. La disputa politica è però divampata: i messaggi di cordoglio dei leader europei sono «lacrime di coccodrillo», ha tuonato il capofila dell'anti-islamismo nel continente, l'olandese Geert Wilders, tornando orgogliosamente a martellare sulla necessità di «dire basta alle politiche delle frontiere aperte».

Una voce a cui ha fatto eco quella del premier ungherese Viktor Orban – ancora per pochi giorni alla guida della presidenza di turno dell'Ue – che si è scagliato in modo ancora più netto contro Bruxelles e la sua «politica di accoglienza»: causa diretta, ai suoi occhi, dell'attentato di Magdeburgo. «Senza l'immigrazione, scene simili non ci sarebbero», ha rivendicato il magiaro, sottolineando che è «chiaro cosa sia diventata l'Europa» e che «con Donald Trump arriverà una nuova realtà nel mondo».

Parole a cui si è unita anche Marine Le Pen in Francia, mentre da oltremanica sono arrivati gli strali di Nigel Farage, spina nel fianco dell'Ue ai tempi della Brexit, fermamente convinto che le attuali politiche sull'immigrazione abbiano «permesso a persone che odiano noi e i nostri valori di entrare in Europa». «Il Natale è il loro obiettivo. Qualcuno sa perché?», ha chiesto provocatorio.

In Germania

Messaggi al vetriolo cavalcati nella Germania all'incrocio dei venti elettorali che soffiano per l'AfD soltanto dalla leader dell'ultradestra Alice Weidel, che della strenua lotta ai migranti ha fatto ormai da tempo il suo marchio di fabbrica. La galassia democratica tedesca tuttavia ha mantenuto toni più pacati, raccolta in un comune dolore.

«Il terribile atto di ieri a Magdeburgo non rientra nello schema già noto», quello ad esempio rivendicato in passato dall'Isis, e «questo obbliga noi politici a fermarci e a valutare sulla base di prove attendibili», è stato l'invito alla cautela espresso dal leader della Cdu e candidato cancelliere, Friedrich Merz, che questa volta ha risparmiato le critiche all'acerrimo nemico Scholz unendosi a lui nel corteo a Magdeburgo.

Pur ribadendo il suo cavallo di battaglia sulla necessità di «sicurezza», il cristiano-democratico in vantaggio in tutti i sondaggi in vista del voto del 23 febbraio ha usato parole già da cancelliere, richiamando all'unità del Paese: all'indomani della strage, ha osservato, «compassione, dolore e aiuto sono più importanti» delle polemiche. Per un nuovo confronto europeo sulla sicurezza – priorità numero uno a detta della vicepresidente della Commissione Ue, Henna Virkkunen – comunque non bisognerà aspettare molto: Ursula von der Leyen ha già promesso una nuova direttiva sui rimpatri entro marzo e una lista di Paesi terzi sicuri entro i primi sei mesi dell'anno. 

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