Due architetti dall’India per scoprire i tesori del Lucone
Devesh e Oishe hanno entrambi 28 anni, sono architetti freschi di laurea e sono arrivati dritti dall’India per scoprire il Lucone, studiarlo per due settimane e poi tornare nelle loro città e raccontare, lì, la preistoria dei siti palafitticoli Unesco dell’arco alpino.
I due ragazzi, con un’altra giovane dalla Croazia e un italiano, sono i quattro volontari che per i prossimi quindici giorni saranno tra Gavardo, sede del Museo archeologico della Valle Sabbia (Mavs), e Polpenazze grazie al bando Unesco vinto per il secondo anno di fila dalla Fondazione Simoni. Una vittoria che ha riempito d’orgoglio il presidente, Marcello Zane: «La vittoria è per noi molto significativa – sottolinea – perché so
lo tre, quattro realtà in Italia sono riuscite a ottenerla. E quest’anno festeggiamo anche il contributo giunto dalla Regione, che ci ha permesso di accogliere volontari in più».
Gli scavi
Al sito palafitticolo del Lucone di Polpenazze, insomma, si è tornati a scavare: gli archeologi sono al lavoro da una settimana e lo rimarranno fino alla fine del mese. Nel mezzo, sono già riprese le visite guidate (ogni venerdì alle 15, gratuite) e si sono già palesate nuove bellissime scoperte. «Il Lucone – per Zane – è uno scrigno che continua a regalare tesori».
Ed è particolarmente significativo che dove quattromila anni fa sorgeva il lago del Lucone, ci siano tanti giovani al lavoro: oltre ai quattro del bando Unesco, infatti, in questi giorni con le mani nella torba ci sono alcuni studenti di Archeologia di una serie di università italiane (Padova, Verona, Pavia, la Sapienza, l’Istituto Veneto del Restauro): «Qui – continua il presidente – si formano gli archeologi del futuro. Il Lucone è diventato un luogo di socializzazione, oltre che di studio e ricerca, e i ragazzi che ci lavorano saranno piccoli ambasciatori del nostro sito archeologico».
Così ci sono Devesh e Oishe, che si dicono «molto emozionati per l’esperienza che stanno vivendo», ma anche altri cinque giovani, entusiasti «nel vedere questi reperti che escono dal terreno, riprendere forma», oltre ai volontari del gruppo Grotte. Alla fine della campagna di scavo, saranno circa cinquanta le persone che vi avranno gravitato.
Le scoperte
Lo scavo ha riaperto da una settimana e ha già regalato frammenti di vasi e vasi interi. Tra gli obiettivi di quest’anno «provare a ricostruire il periodo tardo medievale del sito, fino alla bonifica del lago avvenuta in epoca tardo rinascimentale – spiega il direttore del Mavs Marco Baioni –: è già venuto alla luce un “canale”, scavato proprio ai tempi della bonifica».
La speranza? «Magari trovare pontili dove gli abitanti dell’epoca attraccavano le piroghe».
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