«Ape» Piaggio, addio alla produzione a Pontedera dopo ben 76 anni
Il fermo della produzione dell'Ape nello stabilimento di Pontedera (Pisa) è cosa che colpisce dal punto di vista sentimentale. È un automezzo storico che ha fatto sì che la Piaggio avesse l'impronta che oggi ha e che fosse visibile e riconoscibile in tutto il mondo.
La «vecchia» Ape
Mio nonno Giovanni guidava a Nave, un paesino legato alle ferriere nel Bresciano alle propaggini delle montagne delle Coste di Sant’Eusebio, una «Ape C» del 1965. Era grigia, con varie chiazze di ossidazione, e non sempre partiva a suo volere. Ma era il suo mezzo di locomozione. Ci lavorava, trasportava la frutta e la usava per venire in città, lasciando una scia azzurra dal forte profumo di olio. Ci viaggiava con il cane, la Lilla.
Lui era un Alpino grande e grosso e come facesse a entrare nella cabina e a sedersi sul sedile centrale restava un mistero per noi ragazzini. Ma la sua vita era su quel motocarro. Con quella tre ruote aveva scalato i passi dolomitici in estate, quindi aveva girato in Valle d’Aosta, nelle meritate ferie degli anni Sessanta. Ci caricava i mobili degli amici nei traslochi, cassette di frutta e vini e forse, da vedovo da anni, ci usciva anche con qualche amica speciale. Era insomma un mezzo tutto fare.
Andava piano ma andava sempre.
Consumava come un lavandino ma lui non se ne lamentava. L’Ape era una certezza. Una delle poche nell’economia del secondo dopoguerra. Per comperarla usata, strausata, in una concessionaria Piaggio, non aveva esitato a firmare un pacco di cambiali. Allora si usava… Poi di nascosto era intervenuto mio padre a ritirare i titoli e a saldarli prima della naturale scadenza.
La notizia della chiusura
Ora la notizia che la Piaggio rinuncia alla produzione entro fine anno della mitica Ape è giunta oggi come un fulmine a ciel sereno.
La notizia del resto è storica. La Piaggio ferma dunque per sempre la produzione di uno dei suoi veicoli storici. Il tre ruote verrà realizzato solo in India per il mercato indiano dove le normative in fatto di sicurezza e inquinamento sono meno stringenti che in Europa. E adeguare gli standard dei motori e dei veicoli sarebbe un costo spropositato rispetto agli attuali volumi di vendita, ridotti al minimo. Da qui la decisione di riconvertire le linee dell’Ape nello stabilimento di viale Rinaldo Piaggio per la produzione del Porter, il veicolo commerciale che ne ha ereditato il mercato.
Decisione inevitabile
Una decisione inevitabile ma che crea un vuoto nel cuore dei tantissimi amanti di questo mezzo di trasporto che ha svolto la funzione di supporto ai lavoratori per tantissimi anni.
Introdotto in commercio nel 1948, l’Ape ha cambiato pelle diventando un calessino, ma anche una sorta di negozio ambulante per la vendita dei gelati, o della pizza, o di vestiti o dei libri. E ha fatto parte della storia italiana della mobilità. Un simbolo del design come la Vespa. Un modo di intendere gli spostamenti che ha segnato tantissime epoche. E che ora arriva a fine corsa.
Com’era la cara vecchia Ape
L’Ape di mio nonno aveva un motore di 150 cm³ ma fu profondamente rinnovata per tutto il resto nella metà degli anni Sessanta. È stata infatti la prima Ape dotata di cabina chiusa e portiere (inizialmente previste come optional, ma divenute standard in pochi anni). Il motore funzionava con miscela al 5% di olio e trova posto in cabina, sotto il sedile del guidatore. L’avviamento è manuale, affidato a una leva da azionare a mano, ma poteva essere richiesto come optional il motorino di avviamento elettrico. Mio nonno non lo ottenne mai. Costava troppo.
Dal 2020 il modello con specifiche indiane viene assemblato su licenza in complete knock down anche nelle Filippine nello stabilimento di Cabuyao (Laguna) della Autoitalia Philippines Enterprises, Inc.
La fine dell’Ape che verrà prodotta solo in India anche per il mercato africano non è una delocalizzazione ma una riconversione industriale dovuta alle nuove norme Ue sui veicoli. È quanto si apprende da ambienti vicini al gruppo di Pontedera, che confermano le indiscrezioni dei sindacati.
Il futuro
Il gruppo, che nel gennaio del 2021 ha presentato il «Porter», frutto di una joint-venture con la cinese «Foton» ma prodotto in Italia, si sta attrezzando per produrre a Pontedera il «Porter Elettrico», che in qualche modo diventa l'erede dello storico «Ape a 3 ruote».
Il nuovo furgone elettrico si affianca ai modelli a benzina e «bi-fuel» ossia con doppia alimentazione sia «benzina-Gpl» che «benzina-metano».
La cosa curiosa è che in India la versione elettrica dell’Ape può essere facilmente utilizzata grazie anche a una rete di distributori presso cui è possibile sostituire la batteria scarica, estraendola dal proprio veicolo, con una appena ricaricata.
Resta tuttavia la nostalgia per tempi andati che ora si chiuderanno definitivamente.
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