Cronaca

Antiterrorismo, arrestato un 22enne: nel mirino una chiesa di Bergamo

Il giovane di origine egiziane fermato dalle Digos di Brescia e Bergamo stava pensando di passare all’azione dopo aver inneggiato online alla Jihad
Antiterrorismo arresta un giovane
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Un’inchiesta di antiterrorismo tra Brescia e Bergamo ha portato all’arresto di un giovane 22enne di origini egiziane: è stato fermato nella Bergamasca per attività di proselitismo sul web.

Apologia di terrorismo

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti Saied El Naijar, questo il nome del 22enne arrestato per apologia del terrorismo nella bergamasca dalla Digos di Brescia e Bergamo nell’ambito di un’inchiesta della procura di Brescia, sarebbe stato stato intenzionato a passare all’azione. Non si accontentava più di inneggiare alla Jihad in rete e voleva colpire i cristiani ritenuti infedeli. In particolare aveva messo nel mirino una chiesa nel centro di Bergamo, la Basilica di Sant’Alessandro.

Chi indaga vuole chiarire la posizione del 22enne in merito alla sua appartenenza all’associazione terroristica «Islamic State Khorasan Province» (Iskp).

L’indagine

L’indagine sul 22enne di origini egiziane arrestato a Bergamo con l’accusa di apologia del terrorismo è iniziata a settembre quando gli investigatori hanno approfondito le segnalazioni sul giovane per lo spiccato attivismo su diversi social in merito a tematiche jihadiste.

«In particolare, grazie alle evidenze investigative, si è rilevato come il giovane si sia costantemente impegnato nella condivisione ed esaltazione sul web di contenuti apologetici riguardanti l’IS e la Jihad Islamica Palestinese e la pratica del martirio; i contenuti postati, peraltro, si sono progressivamente connotati per una peculiare forma di radicalizzazione che coniuga la matrice religiosa con un profondo sentimento antisemita», hanno spiegato gli inquirenti.

Il Procuratore Prete parla dell'arresto del 22enne

Armi e dottrina

Oltre a messaggi di propaganda dello Stato islamico, inneggianti alla jihad, al martirio ed all’uso della violenza e messaggi celebrativi della ricorrenza dell’11 settembre, Saied El Naijar aveva pubblicato anche foto personali mentre imbracciava armi.

Il giovane pubblicava foto con armi - Foto/Polizia di Stato
Il giovane pubblicava foto con armi - Foto/Polizia di Stato

«L’indagato – riferisce la Polizia – profila pure la figura di Masih al-Dajjal (l’Anticristo), che secondo la dottrina islamica apparirà nel “Giorno del Giudizio” nell’Islam, precisando che in quella circostanza musulmani e cristiani si uniranno in una lotta per combattere un terzo nemico, che viene indicato negli “israeliani ebrei”, ma che, una volta sconfitti gli ebrei, i musulmani combatteranno i cristiani».

L’intercettazione

Agli atti dell’inchiesta c’è un’intercettazione che per gli inquirenti è determinante per dimostrare la volontà del giovane di passare all’azione. È stato il procuratore capo di Brescia Francesco Prete spiegare il contenuto dell’intercettazione: «Egli – ricostruisce Prete – parla con un amico e dice: “In questi 2 o 3 giorni ero al lavoro, il posto dove lavoro è al piano terra, le finestre erano aperte, c’erano delle persone davanti alla chiesa vestite di nero e io ero in piedi con un coltello in mano. Ho pensato se questo coltello entra nel corpo di un umano… “Che faccio, e esco non esco?”».

Una delle immagini raccolte dagli inquirenti - Foto/Polizia di Stato
Una delle immagini raccolte dagli inquirenti - Foto/Polizia di Stato

Le carte dell’inchiesta

Lavorava in una pizzeria proprio davanti alla chiesa che aveva messo nel mirino. «Era in Italia da pochi mesi e con un permesso di soggiorno in scadenza», ha aggiunto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete. Per il Gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare: «Ha dimostrato di voler programmare un atto fortemente violento e pericoloso, che si inserisce nel quadro di una personalità dalle posizioni estremamente radicali e con una ideologia intrisa di esecuzioni cruente, sparatorie».

«Avvalora l’ipotesi secondo cui l’arrestato ed un connazionale stavano programmando un concreto e prossimo passaggio all’azione, l’intercettazione nel quale i due parlano su come possa essere l’aldilà e l’arrestato risponde dicendo che sarà qualcosa di bello. A quel punto l’amico esplica “ya rab”, ricorrendo al l’espressione che viene utilizzata quando si spera in qualcosa rivolgendosi a Dio» aggiunge il Gip. «Nell’esposizione di tutti i propositi delinquenziali a cui intende dare esecuzione – si legge nell’ordinanza – il 22enne aggiunge l’intenzione di manomettere “da sotto” l’auto di un soggetto non meglio identificato, facendola scoppiare quando verrà aperta con la maniglia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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