Alla caserma Goito c’è ancora una targa che celebra Benito Mussolini

Venne messa nel 1934 per ricordare il passaggio del «Duce» in città. Notata dai visitatori durante le Giornate Fai d’autunno, ora è oggetto di un’interpellanza in Consiglio comunale
La targa celebrativa alla caserma Goito
La targa celebrativa alla caserma Goito
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Quando si parla del Ventennio il confine tra apologia del fascismo e Storia è sempre molto labile. E dopo l’ormai ben noto «affaire Bigio», un altro caso si affaccia nella vita civile e politica di Brescia.

La vicenda inizia sabato 12 e domenica 13 ottobre, quando nel corso delle Giornate d’autunno del Fai la caserma Goito di corso Magenta ha eccezionalmente aperto le sue porte ai bresciani. E tra le bellezze architettoniche e le curiosità per il luogo, a spuntare appesa a una parete, malcelata da un foglio di carta, è stata una targa che incarna perfettamente questa tensione mai sopita tra cimelio nostalgico e traccia storica.

Si tratta di un ricordo della presenza a Brescia nell’agosto del 1915 di Benito Mussolini, allora non ancora il «Duce» ma un semplice soldato arruolato nel VII reggimento bersaglieri, sebbene già noto in Italia quale direttore del quotidiano socalista «Popolo d'Italia» e fervente interventista.

Il testo

«Benito Mussolini, addossatosi lo zaino del bersagliere e il destino d'Italia partiva robusto e sicuro per suprema contesa e la decisiva vittoria. Di qui moveva il primo passo la marcia su Roma. Anno 1915». Questo il testo completo che si legge sulla lastra in ottone, apposta con scopi celebrativi nel 1934 e contenente parole non scritte da una persona qualunque ma dal poeta dialettale Angelo Canossi.

A riferirlo è infatti l’Enciclopedia Bresciana di don Fappani, che esplicitamente, nella voce dedicata a Mussolini, recita: «Conobbe Brescia nel settembre 1915 quando vi arrivò come arruolato nel VII reggimento bersaglieri. La sera si presentò all'albergo Due Leoni di corso Magenta, gestito dai Bosatta, dove chiese una stanza accontentandosi di una molto disagiata, e vivendovi per alcuni giorni, quasi sempre isolato, disciplinato, suscitando invece viva curiosità in caserma… partì da Brescia il 10 settembre per raggiungere l'XI reggimento e partire per la prima linea. Per ricordare il breve soggiorno venne posta sulla caserma del VII Bersaglieri, nell'ottobre 1934, una lapide con la seguente epigrafe dettata da Angelo Canossi».

L’interpellanza

Questa la storia, dalla quale si dipana il caso politico. Andrea Curcio, «e con il supporto del capogruppo del Pd in Loggia Roberto Omodei» afferma, protocollerà infatti a breve un’interpellanza da portare in Consiglio per chiedere «se tale targa commemorativa sia effettivamente presente all’interno della caserma Goito. Questa ci risulta fosse stata inserita durante il Ventennio, ascrivibile perciò a una precisa volontà celebrativa di Mussolini e della Marcia su Roma, manifestazione di carattere eversivo».

Ad aggravare il tutto secondo Curcio «è l’ipotesi che questa sia stata rimossa, come tanti altri simboli di quel periodo, e poi rimessa. Come ha fatto però a ricomparire? Qualcuno l’ha riappesa, in un luogo importante quale una caserme dell’Esercito italiano?». Nel caso di conferma della presenza Curcio, «e sono sicuro tutti quanti i miei colleghi del Pd», chiede «se il Comune di Brescia ritenga opportuno il mantenimento di tale targa in un edificio statale sul proprio territorio, nonché se ritiene di aprire una interlocuzione con il Ministero della Difesa e i rappresentanti dell’Esercito italiano per la rimozione».

Perché, conclude il consigliere comunale, «se sul Bigio si può almeno discutere sul valore artistico dell’opera, di certo il discorso non vale quanto si parla di una semplice targa d’Ottone».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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