Alcolisti Anonimi, da 45 anni con chi si sente solo e senza speranza

Francesca Marmaglio
Sull’intera provincia di Brescia il servizio dei vari gruppi copre tutte le sere, anche nei fine settimana
I 45 anni di Alcolisti Anonimi a Brescia
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Alcolisti si rimane tutta la vita. Un monito per ricordare che chi cade nella dipendenza dovrà farci i conti per sempre. Ma non in senso negativo: «Perché la sobrietà non è la guarigione, ma un cambio di stile di vita che parte dallo spirito». A raccontarcelo Giovanni, fiduciario di uno dei gruppi bresciani degli Alcolisti Anonimi, che ieri mattina hanno celebrato nella Villa Sant’Antonio delle Ancelle della Carità 45 anni di attività. «In città siamo nati nel 1980.

Nel territorio bresciano sono presenti 23 gruppi operanti – racconta – a rotazione sono presenti dalle 8 alle 10 persone a sera. Riusciamo ad offrire gli incontri tutte le sere anche il fine settimana. Le riunioni sono tenute da noi con le nostre testimonianze ed esperienze, seguendo il programma “12 passi”. È principalmente un recupero spirituale, ma siamo apolitici e laici: accettiamo tutte le religioni, anche chi non ha fede».

Fatica

Il percorso, come si diceva, è lungo e in salita: «Per diventare alcolista attivo dimentichi i valori, noi lavoriamo su questo – continua Giovanni –. Primo passo: smettere di bere, ammettere di avere un problema e accettarlo. Ecco, l’accettazione è la cosa più difficile, è un percorso. In pochi parlano di alcolismo come di una dipendenza ed è sbagliato. Io per anni mi sono alzato la mattina con il solo scopo di bere e mentre lo facevo pensavo a quanto avrei potuto bere nelle ore successive».

A rischio

I dati dicono che il 10% della popolazione è a rischio alcolismo: sempre più donne partecipano agli incontri e la prima sbronza arriva a 11 anni: «Per le donne è più difficile perché c’è ancora lo stigma che vorrebbe più normale un uomo bevitore rispetto ad una donna – continua Giovanni –. La donna, infatti, si ubriaca in solitudine, mentre l’uomo lo fa anche al bar. Il Covid ha aumentato il problema soprattutto nei giovani che hanno più difficoltà nel chiedere aiuto».

La mattinata ha ospitato la tavola rotonda «Alcolisti Anonimi: un problema o una risorsa?» moderata dalla giornalista Anna Della Moretta con Valeria Zavan, direttrice dell’Unità operativa complessa servizio per le dipendenze, con mons. Carlo Tartari vicario pastorale per i laici e l’assessore regionale Simona Tironi: «Alcolisti Anonimi è importante – dice Zavan – perché nella rete dei servizi in tutti si fa tutto: sono importanti i professionisti, importanti le associazioni di auto mutuo aiuto, importanti i ricoveri riabilitativi, tutti questi nel loro insieme formano una rete di assistenza che fa si che le persone non si sentano da sole nel loro percorso». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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