A Calcinato l’ex cava diventa un bacino contro la siccità e il rischio delle piene

Si tratta di un invaso da 700mila metri cubi che costerà 13,8 milioni finanziati dal Pnrr. La fine dei lavori è prevista a febbraio 2026
  • L'inizio dei lavori per il nuovo bacino idrico a Calcinato
    L'inizio dei lavori per il nuovo bacino idrico a Calcinato - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
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    L'inizio dei lavori per il nuovo bacino idrico a Calcinato - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
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    L'inizio dei lavori per il nuovo bacino idrico a Calcinato - Foto Marco Ortogni Neg © www.giornaledibrescia.it
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Stoccare l’acqua piovana per i periodi di siccità, salvaguardare il territorio dalle piene, risparmiare la risorsa idrica attraverso pratiche irrigue più efficienti, ripristinare il paesaggio ferito. Il tutto con benefici per l’agricoltura, l’economia, l’uomo e l’ambiente. È questo il senso dell’intervento cominciato nelle scorse settimane e presentato ieri: il bacino idrico polifunzionale di Calcinato. Una cava dismessa da almeno trent’anni in via Croce Santo Stefano sarà trasformata in un serbatoio di accumulo. È un’operazione che arriva da lontano, pensata e curata dal Consorzio di Bonifica Chiese.

L’invaso

L’idea fu portata sul tavolo ministeriale nel luglio del 2017: per passare all’attuazione ci sono voluti sette anni. In mezzo ci sono stati i tempi tecnici della progettazione, le necessarie verifiche, la pandemia, la guerra in Ucraina (che ha fatto schizzare i costi da 7,6 milioni a 13,84 milioni di euro), ma soprattutto tanta burocrazia, comprese norme fatte e rifatte. Troppo tempo, è stato ieri il commento unanime degli addetti ai lavori. L’opera, finanziata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, sarà terminata nel febbraio del 2026.

Il sito è un’immensa buca, un rettangolo di 55mila metri quadrati con un invaso alto venti metri per una capienza totale di 700mila metri cubi. L’appalto è stato assegnato nel luglio scorso, mentre la ditta ha iniziato a lavorare a fine gennaio 2024. Si tratta di un progetto pilota, il primo nel Bresciano e fra i primi in Lombardia. È un’ex cava lapidea in asciutto, cioè senza interscambio con la falda. Bisogna modellare e impermeabilizzare la vasca con uno strato di argilla; si deve riqualificare l’esistente rete dei canali di carico; vanno costruite la centrale di pompaggio e la rete della tubazione in pressione (lunga quindici chilometri) che porterà l’acqua ai campi a sud est.

L’area servita

Il bacino servito sarà di 166 ettari, che riguardano 34 aziende agricole. Si prevede che in questa zona si passi dalla pratica irrigua a scorrimento superficiale a metodi più efficienti, come aspersione, a goccia, micro irrigazione, sub irrigazione. La siccità e le piene (vale a dire gli effetti del cambiamento climatico), l’integrazione della risorsa idrica derivata dal lago d’Idro: sono questi gli elementi che motivano l’intervento, oltreché la necessità di riparare al degrado ambientale. Siamo sulla sponda idrografica destra del Chiese, nel distretto consortile Calcinata.

«Il Consorzio di Bonifica Chiese – ha detto il presidente Luigi Lecchi presentando l’opera – ha sempre cercato di dare risposte al territorio, anche in maniera innovativa». Questo bacino, fortemente voluto (e progettato in casa), è una prova. Un plauso è arrivato dalla sindaca di Calcinato, Nicoletta Maestri, da Rossano Bellettati (presidente della Cia) da Alessandro Baronchelli (presidente Copagri), Oscar Scalmana (vice presidente di Confagricoltura), Laura Facchetti (presidente di Coldiretti), Alessandro Rota (presidente dell’Anbi Lombardia, l’associazione che riunisce i consorzi di bonifica). Da più parti, tuttavia, è stata sollecitato l’intervento atteso da molti anni per la regolazione del lago d’Idro.

Il Consorzio Bonifica Chiese gestisce sette centraline idroelettriche (a Calcinato, Bedizzole, Lonato, Nuvolento e Gavardo). Energia green che intende potenziare utilizzando proprio il bacino di Calcinato. L’idea è di realizzare un impianto fotovoltaico flottante su di un lastricato solare potenziale di 17mila metri quadrati. Si sta lavorando al progetto, premessa alla ricerca di un partner e al reperimento dei fondi necessari.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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