A Brescia sono ancora tantissimi i cani abbandonati o restituiti

Nonostante l’attenzione mediatica sia meno pressante rispetto al passato, quella dei cani abbandonati in estate resta un’emergenza. E anche le rinunce di proprietà sono ormai un problema drammatico
Un canile di Brescia in una foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it
Un canile di Brescia in una foto d'archivio - © www.giornaledibrescia.it
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«Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro»: l’articolo 727 del codice penale risale al 1991. Da allora non è andata benissimo: gli abbandoni estivi di cani non sembrano diminuire (così come quelli di gatti, che però seguono un po’ meno la stagionalità; piuttosto, i periodi di cucciolate campagnole).

I cani senza microchip

Il fenomeno, per quanto l’attenzione mediatica sia più leggera rispetto ad anni fa, resta altissimo. Lo conferma Ann Christine Terenghi, presidente dell’associazione Sos Randagi che gestisce il Canile Rifugio di Brescia che si trova in via Girelli: tantissimi, dice, sono i cani senza microchip trovati ancora per strada.

Ann Christine Terenghi con Ciro Di Maio al canile rifugio - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Ann Christine Terenghi con Ciro Di Maio al canile rifugio - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it

«Ne recuperiamo tantissimi: è impossibile risalire al proprietario. In alcuni casi non interessa ritrovare il cane, in altri c’è ancora ignoranza, anche se il chip è obbligatorio. E poi sono aumentate esponenzialmente le rinunce di proprietà con richiesta di ritiro diretto. Solo oggi ho ricevuto cinque chiamate».

I motivi delle rinunce

I motivi sono i più svariati. «La scusa più diffusa è "non riesco più a gestirlo": cambiano lo stato di salute, la famiglia, le spese, la casa... E i cani sono di ogni tipo: oggi ho recuperato un chihuahua di 14 anni, un pitbull di 10 mesi e un pastore tedesco di 5. Sicuramente questi erano stati acquistati da allevatori amatoriali che poi non si riprendono il cane. Li svendono e non vogliono più pensarci, perché meno vendibili quando non sono più cuccioli».

Secondo Terenghi c’è di base «grandissima superficialità da parte delle famiglie. Non si capisce che l’impegno è per sempre e non "fino a che non trasloco" o "fino a che non invecchio"».

Al Nord il randagismo non esiste più

Anche i cani trovati per strada non sono quasi mai randagi, anche se senza microchip. «Al Nord e Brescia randagismo vero e proprio non ne abbiamo. Ma se i cani non vengno chippati è impossibile identificarli: molti arrivano dalle cascine, ma nessuno li reclama».

Con tutti i cani in canile, quindi, si potrebbe sperare che le persone prediligano le adozioni. Non è così: «Un giorno in centro a Brescia per gioco ho contato i cani al guinzaglio che vedevo. Nove su dieci erano di razza».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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