«50 anni non cancellano la rabbia»: il corteo antifascista per il 28 maggio
«50 anni non cancellano la rabbia» è lo slogan scelto dall’Assemblea Antifascista Bresciana, che riunisce vari collettivi, associazioni e singoli della città e della provincia, per il cinquantesimo anniversario della strage di piazza Loggia.
Con questa frase si aprirà il corteo in programma per martedì 28 maggio, alle 18.30. Il corteo arriverà in piazza della Loggia ma partirà simbolicamente, scrive l’Assemblea in un comunicato, dai cancelli della sede bresciana di Leonardo S.p.A., azienda bellica già finita nel mirino delle proteste pro-Palestina. «Come racconta la verità giudiziaria, la strage di piazza Loggia è stata compiuta da fascisti con la complicità di parti dello Stato e dalla Nato. Per questo, oggi pensiamo che sia importante tirare un filo rosso che collega la ferita ancora aperta della nostra città con quello che accade oggi anche in Medio Oriente», scrivono dall’Assemblea.
Il corteo percorrerà via Milano e da via Garibaldi si inoltrerà nelle vie del centro per arrivare in piazza Loggia alle 20.30 circa. La manifestazione sarà accompagnata anche dalla brass band bresciana, Rusty Brass, e dopo l’arrivo in piazza, ci sarà la musica di altri artisti bresciani – tra cui il Jazz Team Brescia e Cantore Ensemble – e l’esposizione delle opere della mostra «La piazza dentro», che sarà allestita nello spazio espositivo Calicanto già da sabato.
Tante le associazioni e i gruppi che organizzano il corteo e partecipano all’Assemblea: Associazione Multipopolare, Assenze ingiustificate, Associazione via Milano 59, Calicanto Spazio Arte, Centro sociale 28 maggio, Circolo Lavoratori di Iseo, Collettivo Gardesano Autonomo, Collettivo NN. «Questa è un’Assemblea aperta a tutti e tutte che è nata per fare di questo anniversario importante non solo un momento di memoria ma anche un’occasione di riflessione e azione sul presente», si legge nel comunicato dell’Assemblea, che da gennaio hanno organizzato numerosi incontri e iniziative di avvicinamento al 28 maggio.
L’Assemblea fa esplicito riferimento al «genocidio del popolo palestinese, alla crescente retorica bellica sulla pelle del popolo ucraino e alla repressione in tutta Europa e al mondo delle proteste studentesche, alla diminuzione degli spazi di democrazia vera e del peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita delle persone. Quelli che erano in piazza il 28 maggio del 1974 lottavano per una vita più libera e degna: per questo è esplosa la bomba. Per questo, all’Assemblea non interessa alcuna versione pacificata della memoria».
Anche oggi, secondo l’Assemblea, la narrazione istituzionale su tutte le stragi di quegli anni è «appiattita sulle commemorazioni delle vittime», con l’intento esplicito di «lavare via» le responsabilità di chi materialmente ha messo le bombe e di chi dietro le quinte orchestrava massacri. «Per noi essere contro il fascismo vuol dire stare con il popolo palestinese, contro le stragi di Netanyahu e quindi anche contestare il sistema industriale che lo sostiene».
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