25 Aprile, non si placa la polemica sulle celebrazioni

Nella locandina comunale del 25 Aprile, secondo il Pd di Montichiari, ci sono «alcune omissioni, che rischiano di svuotare di significato una ricorrenza fondamentale per la nostra storia». Il riferimento è a due parole: Resistenza e Anpi. Il circolo lo ha sottolineato sui social, dopo che, nei giorni scorsi, è stato diffuso il manifesto delle iniziative organizzate dal Comune guidato dal sindaco Marco Togni.
«Perché non si nomina la Resistenza? Perché non si dice da cosa ci siamo liberati? Perché il monumento dove si deporrà la corona viene definito “alla Costituzione”, dimenticando che è prima di tutto dedicato alla Resistenza?» si legge nel post del Pd Montichiari. Che prosegue: «Fa riflettere l’aver dimenticato di nominare e invitare l’Anpi, l’associazione che raccoglie tra le sue fila molti dei protagonisti della Liberazione, i partigiani, tra cui anche alcuni monteclarensi che hanno dato la vita per conquistarla. Una scelta in netta discontinuità rispetto agli anni passati».
Sempre nei giorni scorsi, è circolata anche la locandina con gli appuntamenti organizzati dall’Anpi che, per il tardo pomeriggio del 25, prevede la deposizione della corona di fiori al monumento alla Resistenza e alla Costituzione, una conferenza all’ex Casa Serena e una pastasciutta antifascista. Il sindaco, interpellato, ha scelto di non rilasciare dichiarazioni, mentre la presidente dell’Anpi, Ida Tonti, ha deciso di esprimere solo «una riflessione sul monumento e sulla scomparsa della parola Resistenza: le formelle raccontano scene della Resistenza partigiana, infatti è il monumento alla Resistenza e alla Costituzione che, ricordiamo, è figlia della Resistenza concretizzata da persone di più ideologie che condividevano l’antifascismo - commenta Tonti -. Agli appuntamenti non siamo stati invitati: ne prendiamo atto, ma per i sindaci non è obbligatorio invitare l’Anpi. Il nostro evento nasce per celebrare l’80°».
A Ghedi
Una polemica che non si placa, quella che accompagna il 25 Aprile. Neppure a Ghedi, anche se nel Comune amministrato da Federico Casali il pomo della discordia è un altro: lì il programma delle celebrazioni è ricco e la partecipazione dell’Anpi è da sempre indiscussa. Il niet riguarda solo l’esecuzione di «Bella ciao» da parte della banda comunale, un divieto che il sindaco intende mantenere.
«Si tratta di una polemica politica strumentale - spiega Casali -. Non mi risulta che Bella ciao sia l’inno del 25 Aprile, la Liberazione dev’essere una festa che unisce e non divisiva con inni diventati simbolo di una sola parte politica. Questa è una data che va onorata e celebrata, cosa che noi facciamo con convinzione nel segno dell’antifascismo. Solo suonare Bella ciao significa celebrare la Liberazione? Senza contare che, durante il corteo, anche negli anni scorsi tutti l’hanno sempre cantata. Ma non serve che la suoni la banda».
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