Andrea Leali: «Dall’osteria ho stravolto i piani dei miei genitori»

La chiamata dell’Oriente ma la scelta (vincente) di rimanere a Casa. Chef Andrea Leali ha soli 31 anni, e da pochi mesi è entrato a far parte dell’olimpo Michelin, conquistando la sua prima stella. Che non è mai stata «una chimera da inseguire – racconta –: volevamo trasmettere col cibo le stesse emozioni che avevamo avuto noi da piccoli. Poi, strada facendo, il lavoro ha preso una piega stilistica che rispondeva ai canoni Michelin».

L’inizio di tutto
La passione di Andrea Leali nasce in famiglia, anche se nessuno era del settore. «Ho sempre mangiato bene – racconta lo chef –, ho viaggiato tanto e frequentato tutti i tipi di ristoranti, e sono sempre rimasto affascinato da questo mondo. Ho sentito quindi la voglia di essere un attore di questa composizione, e con questa emozione ho mirato a un progetto di studi all’alberghiero di Gardone Riviera, di cui ho un bellissimo ricordo, soprattutto dei professori Dondelli e Mansi».
«Dopo il diploma – prosegue chef Leali – sarei dovuto partire per Hong Kong, ma i miei genitori avevano avuto l’idea di aprire una piccola osteria e mi hanno chiesto aiuto. Sono entrato in cucina e non sono più partito». Col senno di poi la scelta si è dimostrata quella giusta.
Casa Leali
«Ho coinvolto anche mio fratello Marco, che aveva già una passione per il vino, e oggi è maître e sommelier. E in poco tempo il ristorante ha preso piede. Era il 2012, e fino al 2015 è stata solo un’osteria. Poi sono io che ho stravolto i piani dei miei genitori e nel 2016 ho trasferito il ristorante all’interno della casa di famiglia, un cascinale del Quattrocento, che abbiamo chiamato Casa Leali».
Il 2024 per Andrea Leali non è stato solo l’anno della stella, ma anche quello della fede al dito. «Mi sono sposato a novembre – chiarisce – , quindi è possibile coniugare vita privata e lavoro, a patto di scegliere una persona che creda nel tuo stesso sogno, tifi per te, e non remi contro i tuoi progetti».

«Oggi si è perso un po’ il senso di sacrificio – continua chef Leali, rivolgendosi agli studenti di Chef per una notte –, e così questo lavoro risulta più pensante di altri. Fate stage che superino i due mesi, perché c’è bisogno di tempo e di pazienza, anche per fare in modo che vi sentiate più sicuri nella vostra decisione. I primi passi devono essere sereni».
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