Roncadelle, un monumento all’atleta nel paese dei tre ori

Clementina Coppini
Proposta per erigere nel Comune dell’hinterland un’opera che celebri l’impresa di Bellandi, Danesi e De Gennaro alle Olimpiadi di Parigi 2024
I roncadellesi Anna Danesi, Alice Bellandi e Giovanni De Gennaro
I roncadellesi Anna Danesi, Alice Bellandi e Giovanni De Gennaro
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«Più d’ogni altra ricchezza l’oro risplende, come una fiamma nella notte...» (Pindaro, Olimpica 1). Come tutti sapete gli antichi greci adoravano i loro olimpionici (vincitori dei giochi di Olimpia), tanto da dedicare loro poesie. Pindaro fu uno dei più grandi cantori di campioni e i suoi celebri voli pindarici erano un geniale trucco per imprimere nei suoi versi l’immortalità delle gesta sportive compiute da uno piuttosto che da un altro (ai tempi gli atleti erano tutti maschi).

Poi, si sa, gran parte dei nomi si perdono negli abissi del tempo e per un contemporaneo non hanno molto senso. Le imprese invece restano, se sottolineate in modo degno. Come attraverso un’ode, appunto, o, sempre alla maniera degli antichi, una statua. Pertanto la cartolina di oggi, invece di essere dedicata a qualcosa di già esistente, propone la creazione di un’opera da erigere a Roncadelle per celebrare il paese con la più grande densità di campioni olimpici al mondo. Tre medaglie d’oro lo esigono ed è meritorio segnalare chi è riuscito a farcela attraverso fatica, allenamento, applicazione e carattere. Non è uno scherzo e nemmeno una presa in giro, è un suggerimento serio.

Una cittadina di meno di 9.300 anime che ha vinto lo stesso numero di ori del Brasile, che di abitanti ne ha 215 milioni, uno in più della Danimarca (quasi 6 milioni), due in più dell’Argentina (40 milioni) e 3 in più dell’India (un miliardo e 400 milioni) deve celebrare questo suo unico e straordinario status. Lo hanno ammesso anche Oltreoceano.

Questo ha pubblicato il New York Times: «United States should divide its medal table by 50 States. Roncadelle, a small northern Italian municipality, has won proportionately more gold medals». (Gli Stati Uniti devono dividere il loro medagliere tra 50 stati, Roncadelle, un piccolo comune del Nord Italia, in proporzione ha vinto più medaglie d’oro).

Alice Bellandi, Anna Danesi e Giovanni De Gennaro (in rigoroso ordine alfabetico) hanno fatto sentire al mondo per ben tre volte il nostro inno nazionale, ci hanno resi fieri: non meritano un gruppo scultoreo o, se vogliamo puntare sull’astrattismo, una stele all’Atleta in quanto tale? Tra l’altro disponiamo di ottimo marmo, il Botticino, e validi artisti.

Serve, soprattutto in tempi come questi in cui si tende a illudersi che tutto si possa fare con poco sforzo e che essere famosi e possibilmente ricchi sia il miglior fine da perseguire nell’esistenza, scolpire sulla pietra e di conseguenza nelle menti di chi guarda magari i volti dei vincitori, ma soprattutto l’immutabile verità che con umiltà, dedizione e disciplina, senza le quali non c’è risultato, si possono realizzare cose incredibili, che valga la pena ricordare. È un bel modo per prendere coscienza, sia a livello collettivo sia personale, che «la fama dura quanto il battito d’ali di una mosca. Solo la gloria dura per sempre».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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