La «SacraFamiglia» di Anguissola Sofonisba all’Accademia Carrara di Bergamo

L’opera, un olio su tela, è l'unico dipinto di un'artista femmina esposto all'Accademia bergamasca, le altre 363 sono di pittori maschi
La «Sacra Famiglia» di Anguissola Sofonisba - © www.giornaledibrescia.it
La «Sacra Famiglia» di Anguissola Sofonisba - © www.giornaledibrescia.it
AA

Anche questa rubrica partecipa con un apporto specifico all’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, e lo fa attraversando l’Oglio per «spedire» ai lettori bresciani qualche cartolina anche dalla terra orobica. Sofonisba Anguissola, unico artista femmina che ha un dipinto esposto all’Accademia Carrara di Bergamo.

Si tratta di una Sacra Famiglia. Le altre 363 opere sono state realizzate da pittori maschi. Non è colpa del conte Giacomo Carrara né di tutti i donatori successivi. Non è colpa di nessuno se non dei tempi, della storia e anche del caso. Ma non è forse universalmente noto che le opere di un’artista con l’apostrofo, soprattutto se di quasi mezzo secolo fa, siano una rarità? Il mondo a quei tempi, e in parte anche in quelli attuali, andava così. Nel suo autoritratto conservato a Vienna la pittrice si dipinge con sguardo severo, senza gioielli, con un abito accollato di foggia quasi maschile. Nella mano sinistra tiene un librino con una scritta: «Sophonisba Angussola Virgo seipsam fecit 1554». E ti fissa con i suoi enormi occhi chiari, come per chiederti se hai capito il concetto.

La sua vita

Soggetti femminili nei quadri di ogni epoca ne compaiono a mai finire, ma di donne che dipingevano per mestiere ce n’erano così poche che Sofonisba a 19 anni si sente in dovere di segnalare tre cose, che è giovane, donna e si è fatta il ritratto da sola. Nata nel 1535 a Cremona da famiglia aristocratica, non abbraccia la pittura come passatempo, ma come una professione per cui viene pagata. Non sempre con denaro, come accadeva ai pittori maschi, ma con doni preziosi (tipo diamanti o beni rivendibili). È, come si direbbe oggi, una donna che fattura.

Va in Spagna, dove diventa ritrattista di corte. Non ufficiale, ma i compensi li riceve eccome. In seguito si trasferisce a Genova e poi a Palermo perché lo vuole lei, sposa un uomo scelto da lei e, dopo essere rimasta vedova, si risposa seguendo ancora una volta il suo cuore. Muore ultranovantenne a Palermo, ammirata e onorata.

L'opera

La premessa serve a comprendere il senso di questa Sacra Famiglia del 1559. L’opera, un olio su tela, è di argomento tradizionale, ma solo fino a un certo punto. Maria è seduta in una posizione che denota una non comune sicurezza in se stessa. Non tiene in braccio il Figlio, che sta stretto a Papà Giuseppe e guarda la Mamma che, da opportuna distanza, gli porge dei fiori. È fasciata da un abito rosa di una certa trasparenza, il mantello le cade scoprendo la spalla e ha lo sguardo fiero di una persona che ha avuto il coraggio di fare scelte estreme.

Ecco l’opera di una donna libera, che non si sentiva di un millimetro inferiore ai colleghi maschi e che quasi mezzo millennio fa ha preso le redini della propria vita e l’ha condotta dove voleva. Caso vuole che un suo dipinto sia presente anche alla Tosio Martinengo. S’intitola Ritratto di canonico lateranense. Il talento stupisce sempre, ma non si capisce perché quando appare in una donna debba sorprendere come qualcosa di strano e inspiegabile. Forse un giorno ciò non accadrà più. È per quel giorno che Sofonisba dipingeva.

Icona Newsletter

@Buongiorno Brescia

La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia