Il santuario di Paitone dedicato alla Vergine vestita d'argento

Al suo interno, uno straordinario dipinto del Moretto «ricostruisce» l'apparizione della Madonna al piccolo Filippo
Il santuario della Beata Vergine sopra Paitone - © www.giornaledibrescia.it
Il santuario della Beata Vergine sopra Paitone - © www.giornaledibrescia.it
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Le visioni possono capitarci proprio sotto il naso, presentarsi nel bel mezzo di un giorno qualunque, come se niente fosse. Anzi, sono proprio queste le migliori di tutte, soprattutto quando sono mediate dagli occhi dell’innocenza e della bellezza.

È l’agosto del 1532: Filippo Viotti cammina in un bosco vicino al piccolo borgo di Paitone con il suo cestino di more. È un ragazzino sordomuto. E che ti vede all’improvviso? Una creatura altissima, circondata da un'aura che le fa diventare d’argento la veste. Un look metallico, insomma. In testa ha un velo nero e porta con sé anche un po’ di brezza, perché la sua cintura svolazza leggera. Si tratta della Madonna. Chiede al ragazzo di far edificare un tempio in quell’esatto luogo e, per aiutarlo a spiegarsi meglio con i suoi concittadini, gli dà udito e parola. Il giovane contadino torna, racconta a tutti cos’ha visto e sentito e, incredibile a dirsi, gli credono.

Nasce così il Santuario della Beata Vergine di Paitone: una scala tra due file di cipressi che porta al bianco porticato di una chiesina sulla collina, sopra il cui ingresso vedi la scritta Virgini Apparenti, alla Vergine che appare. Viene chiamato un artista famoso a immortalare l’episodio in un quadro. Prima cosa il pittore Alessandro va a cercare Filippo e si fa raccontare tutto per bene, perché vuole descrivere le cose come sono andate veramente. Ed ecco che il talento guidato dal candore trova il modo di far capire a tutti, contadini e critici d’arte, come vedere (e descrivere) l’impossibile non sia poi così assurdo.

Il dipinto

L'apparizione della Madonna a Filippo, opera del Moretto - © www.giornaledibrescia.it
L'apparizione della Madonna a Filippo, opera del Moretto - © www.giornaledibrescia.it

Sulla tela ci sono un bambino scalzo che guarda con aria stupefatta una signora di gran classe che lo osserva con un’espressione lontana millenni luce dalle miserie umane. Ma le sue belle mani sovrapposte appoggiate al cuore mostrano la grande tenerezza che prova di fronte a quel cucciolo indifeso.

Un dipinto unico nel suo genere, qualcosa che di solito non si vede sopra gli altari, nella posizione più in vista di un edificio sacro. D’altronde Alessandro Bonvicino, detto il Moretto, sapeva fare il suo mestiere. Nella chiesa pulita come un’astronave della flotta stellare, dove si respira l’aria leggera di un cielo perfetto, due anime che diresti distanti, come quelle di Filippo e Alessandro, sono unite da una luminosa apparizione mariana che pare quasi marziana. Vai e ti stupirai nel provare la strana sensazione che Lei sia ancora lì. Nel quadro, nei muri. In te.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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