Il Castello con l'anima di cigno e il cuore di leonessa

La fortezza, che sorge sul Colle Cidneo in città, emblema della dolcezza e della forza di Brescia
Il Castello di Brescia - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
Il Castello di Brescia - Foto di Giando54 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
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Cidneo: il nome stesso evoca qualcosa di bello e fiero, con il collo sollevato. A quanto pare viene da Cidno o Cicno, mitico re dei Liguri trasformato in cigno da Apollo, che amava cantare e comporre musica, ma era anche un grande combattente (E il cigno era appunto il simbolo dei guerrieri liguri) nonché uno dei probabili leggendari fondatori di Brescia.

Certo, in realtà il colle fu chiamato così nel Cinquecento e chissà se Cicno piantò mai piede quassù e costruì le prime antiche fortificazioni. Non è comunque poetico immaginare il nobile candido pennuto che guarda dall’alto la leonessa con cui vive in simbiosi da tanto? Eccoli, i due animali totemici della città, adatti a descriverne la dolcezza che non è debolezza e la forza che non è aggressività.

L’altura era abitata già in epoca preistorica, ma la prima costruzione attestata è dedicata a Bergimus, caro dai Cenomani. Bergimus, il cui nome significa «monte» oppure «casa»: quale posto migliore del Cidneo per posizionare il tempio di una misteriosa divinità celtica? Anche i romani ritennero il sito perfetto per farci un tempio e i cristiani vi costruirono una basilica, purtroppo andata distrutta nel Settecento per lo scoppio di una polveriera. D’altronde il Cidneo è un luogo sacro e una postazione militare da tempi immemorabili.

La vista dal Castello di Brescia - Foto di Valentino1972 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it
La vista dal Castello di Brescia - Foto di Valentino1972 dal portale Zoom © www.giornaledibrescia.it

Il castello nasce nel medioevo e, pur essendo una costruzione militare, guardacaso la struttura del mastio poggia salda sul perimetro del tempio romano. La fortezza seguirà le sorti di Brescia, finendo prima sotto il dominio dei Visconti e poi della Serenissima. I francesi e gli austriaci la trasformeranno in caserma e carcere. Ed è proprio da qui che gli austriaci prenderanno a cannonate la città durante le Dieci giornate di Brescia del 1849, occasione in cui l’esercito occupante ebbe la meglio ma l’eroica città ottenne sul campo il titolo di Leonessa.

Con la nascita dell’Italia il castello tornò a essere una prigione, per poi, oggi, diventare un luogo pubblico, sede di eventi come Cidneon, il Festival delle Luci, del Museo delle armi, della Specola Cidnea e del Museo del Risorgimento, di cui edificio, colle e città sono un simbolo. Da qualsiasi parte arrivi a Brescia vedi la collina con sopra la fortezza, dove, in una storia lunghissima, si sono mischiate oppressione e libertà, fede e lotta, invasori e uomini in preghiera. Un luogo con due anime, una pia e una guerriera, che alla fine sono una soltanto. Non è forse il cigno un combattente ma anche un esempio di fedeltà? E la leonessa non è una cacciatrice indomita ma una madre dolcissima? Tutto ciò in una collina con un castello sopra? Sì, ma non una collina qualunque, non un castello qualsiasi.

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