È tempo di lasciarsi vendemmiare dal sole

Ecco settembre. Il buio si prende il giorno, finché non sarà sera prima delle cinque. Farà caldo ancora per un tot, come accade ormai da qualche anno. Il dato negativo è che pare sia un brutto segno dovuto al cambiamento climatico (in peggio), il dato positivo perché si può posticipare l'accensione del riscaldamento visti i prezzi del gas in continuo cambiamento (in peggio).
Settembre in sé è il mese del cambiamento (si spera non in peggio). Quante volte si dice: ci pensiamo a settembre? Rimandare a settembre non è solo un modo di dire, è una sorta di logica esistenziale. Chiedete agli studenti con esami di riparazione, agli universitari con appelli magari due lo stesso giorno, ai lavoratori che attendono promozioni o aumenti di stipendio o temono il licenziamento. Si rimanda a settembre come se fosse a data da destinarsi, come se fosse qualcosa di remoto e indistinto o come se il semplice dischiudersi del nono mese favorisse la nascita di qualcosa di nuovo o di una miracolosa modifica del nostro modo di essere.
Se settembre si tende a vederlo come lontano, la parola totemica di agosto è procrastinazione. Come se l’estate non dovesse finire mai. Invece poi settembre arriva e non si può posticipare. O meglio, ci si può cullare nell’idea che l’estate non possa esaurirsi, ma prima bisognerebbe far pace con l'ineluttabilità dell'autunno. Sapete quando, a mo’ di consolazione, le persone dicono ad altri o a se stesse che un anno passa in fretta, che torneranno un'altra estate e un altro agosto? Ecco, che un anno passi in fretta è la cosa peggiore da sperare e da augurare. Per un motivo evidente, paradossalmente non tanto quanto dovrebbe essere. Ogni anno trascorso in inutile attesa è tempo che si corrode e si consuma: il solo pensiero è terrificante.
Benvenuto settembre
Quindi benvenuto settembre, prodromo dell’autunno. Vivere ogni giorno per sé e per chi non può o non c’è o non vuole è l’unico modo per vivere. Il resto è vuoto tra una perdita di tempo e la successiva. Enorme conforto in questa fase di passaggio è andare sulla riva di un lago e guardarlo cambiare colore insieme alla natura che lo circonda, al cielo che lo sovrasta.
Giuseppe Ungaretti faceva questa riflessione mentre era soldato al fronte: «Ci vendemmia il sole/ Chiudiamo gli occhi/ per vedere nuotare in un lago/ infinite promesse». Chi siamo noi per non farci vendemmiare dal sole di settembre e non cercare di immaginare il futuro navigare in uno specchio d’acqua? È un modo dolce e rassicurante per prepararsi all’autunno e all’inverno che ne consegue. «Nel bel mezzo dell’inverno ho scoperto che c’era in me un’invincibile estate», diceva Albert Camus. L'invincibile estate è una conquista che richiede concentrazione, pazienza e volontà. È solo dopo aver percorso le stagioni giorno per giorno che si può trovare l'estate che non finisce. Solo allora e mai prima.
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