Zehra Dogan omaggia Brescia e la sua resistenza al coronavirus
Hanno cercato di oltraggiarla, con imbratti e scritte ingiuriose, ma l’opera di Zehra Dogan si erge intatta e con tutta la sua potenza nel centro di piazza del Foro. L’atto vandalico è stato compiuto nella notte tra sabato e domenica: Comune e Fondazione Brescia Musei hanno saputo correre prontamente ai ripari, «ripristinando» l’installazione di cui l’artista curda ha fatto dono alla città, e che è stata inaugurata ieri, alla presenza del nuovo Cda di Brescia Musei quasi al completo.
Il grande lavoro digitale, stampato su una superficie di 130 metri quadrati che orna l’affaccio monumentale di uno dei palazzi storici, è dedicato alla resistenza che Brescia ha saputo opporre al coronavirus. La stessa artista vi è autoritratta, in abito da infermiera mentre lotta contro il Covid-19 utilizzando un fonendoscopio come fionda, con accanto i primi versi di «Bella ciao».
Un modo, anche, per accostare il dramma della pandemia ai temi della violazione della libertà, di cui la Dogan ha sofferto in prima persona e ha denunciato con la mostra «Avremo anche giorni migliori - Opere dalle carceri turche», che in Santa Giulia ha totalizzato ben 17mila presenze. L’hanno rimarcato Francesca Bazoli e Stefano Karadjov, presidente e direttore di Brescia Musei. L'iniziativa dell’artista e attivista curda è stata del tutto spontanea e decisa mentre era nel lockdown londinese (l’idea originaria era di produrre direttamente un murale a Brescia) quale omaggio verso la città che, dallo scenario del Festival della Pace, l’ha lanciata nella ribalta internazionale dell’arte contemporanea.
«Il Festival è un’occasione per ribadire la nostra attenzione verso i temi del Medio Oriente e i conflitti che purtroppo si stanno allargando nel mondo. Con Zehra - ha commentato il vicesindaco e assessore alla Cultura Laura Castelletti - abbiamo instaurato un rapporto straordinario».
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