Young Caritas per il servizio civile: le storie di Isaac, Elisa e Andrea
Anche quest'anno, Young Caritas Brescia e Editoriale Bresciana fanno gruppo per informare i ragazzi del valore dell’opportunità del servizio civile. Con Davide «Brio» Briosi, presentatore e testimonial, ci addentreremo nelle storie di alcuni giovani che hanno già sperimentato il servizio civile con Young Caritas. Vi proponiamo le loro testimonianze in formato video sul sito del GdB, che vengono mandate in onda ogni lunedì alle 18.10 durante la trasmissione «Teletutto Racconta» (canale 16 del digitale) e condivise sui profili social di «Brio», Young Caritas e GdB.
Per chi vuole aderire al progetto, il bando nazionale è stato prorogato e resterà attivo fino alle 14 del 20 febbraio. Per sottoscrivere la domanda è necessario possedere le credenziali Spid e compilare il modulo online alla pagina domandaonline.serviziocivile.it.
Per maggiori informazioni, Young Caritas è a disposizione telefonando allo 030.3757746, via WhatsApp al 327.0320758, oppure inviando una mail o consultando il sito web.
Isaac Gutierrez: «Esperienza stimolante»
La storia di come Isaac Gutierrez, ragazzo di 22 anni, sia diventato uno dei volontari del Servizio civile che affiancano le educatrici della Casa Famiglia Betania di Maria di Verolavecchia parte da lontano nello spazio e nel tempo. Quattro anni fa, Isaac partì dal suo paese d’origine in Costa Rica e arrivò a Brescia per trascorrere un anno di studio all’estero attraverso un programma di scambio interscolastico. Per tutto l’anno il ragazzo trovò ospitalità presso una famiglia bresciana.
«Concluso l’anno sono tornato in Costa Rica, ma ho mantenuto dei bei rapporti con loro - racconta Isaac -, parlavamo della possibilità di tornare a Brescia per iscrivermi all’università. Finite le superiori ho preso finalmente questa decisione. Ero arrivato da poco quando sempre questa famiglia mi ha fatto conoscere l’opportunità di svolgere il Servizio Civile nei progetti di Young Caritas. Mi ha spinto a candidarmi perché secondo loro poteva essere un’esperienza utile e formativa… E avevano ragione!».
Nella Casa Famiglia Betania di Maria trovano ospitalità bambine e ragazze dagli zero ai ventuno anni che i servizi sociali hanno sottratto a contesti sociali e familiari difficili. «Quando non devo seguire le lezioni universitarie aiuto le ragazze della comunità con i loro compiti scolastici. In particolare - spiega il ragazzo -, con due di loro che stanno studiando lo spagnolo e l’inglese mi offro di fare da partner linguistico. L’ambiente mi piace: lo scopo di questa struttura è infatti aiutare le ragazze che vengono ospitate a diventare autonome e a crescere in un ambiente più sicuro e adeguato al loro benessere».
Elisa Salvi: «Mi sta aiutando a crescere»
Elisa Salvi ha 19 anni e sta svolgendo il Servizio civile nella stessa struttura in cui, quando era un’alunna delle scuole medie, ha trascorso tanti pomeriggi del dopo-scuola tra giochi, laboratori e momenti di condivisione con gli altri ragazzi e le altre ragazze. Ora per i circa quaranta minori che vivono nelle comunità educative o prendono parte alle attività del centro di aggregazione dell’Istituto Opera Pavoniana di Brescia, Elisa è un’importante figura educativa di riferimento.
«Conosco molto bene questo ambiente, ma ora lo sto vivendo da tutto un altro punto di vista e mi sta aiutando molto. Ho iniziato questa esperienza qualche mese fa, e quello che faccio mi è utile per orientarmi verso cosa voglio fare nel mio futuro. Al momento sono ancora un po’ indecisa - ammette -, non so ancora se vorrò fare l’educatrice da grande. Però trovo molto utile aver scelto questo percorso per il mio Servizio civile in parallelo agli studi universitari in Psicologia. Anche se a volte per me è un po’ complicato incastrare al meglio i due impegni - continua Elisa - questa esperienza sta andando molto bene».
All’interno della Pavoniana gli educatori forniscono supporto ai minorenni, li affiancano in ogni momento della loro giornata e organizzano svariate attività come i compiti scolastici, i giochi insieme e una serie di laboratori tra cui quelli di cucina e di estetica, e degli incontri formativi sui temi vicini a loro come il bullismo e il cyberbullismo.
Oltre a essere sempre pronta a dare una mano alle figure educative di professione, Elisa trascorre anche molto tempo insieme ai ragazzi e alle ragazze che non hanno compiti da svolgere o preferiscono altro ai laboratori: «Sto con loro. Gioco a pallavolo, a calcio, faccio loro compagnia nel tempo libero».
Andrea Fontana: «Ora riconosco gli invisibili»
«Quello che faccio io è aiutare questi bambini e ragazzi nelle attività di tutti i giorni, le stesse che fanno parte del vivere in una casa. L’unica eccezione è che questa è una famiglia un po’ più allargata del solito». Andrea Fontana, bresciano di 19 anni, descrive così il suo volontariato nel Servizio civile all’interno dell’Istituto Suore delle Poverelle di Capriolo. L’anno scorso ha partecipato al bando nazionale presentando la sua domanda per uno dei progetti di Young Caritas Brescia e oggi insieme agli educatori e alle educatrici della struttura si prende cura dei circa trenta minorenni - bambini e ragazzi dagli zero ai dieci anni e bambine e ragazze dagli zero ai diciassette anni - che sono stati allontanati dalle famiglie e presi in carico dai servizi sociali perché vivevano in situazioni di forte disagio, insieme alle madri sottratte dall’emarginazione con i propri figli.
«Sto al fianco degli ospiti, che si tratti di essere a disposizione per aiutarli quando devono svolgere i compiti di scuola oppure più semplicemente passare un po’ di tempo con loro e tenere loro compagnia». Andrea ha scelto di intraprendere questa strada dopo aver portato a termine cinque anni di seminario, spinto da un forte senso di altruismo e dal bisogno di mettersi in gioco: «Volevo fare un’esperienza che mi aiutasse a capire un po’ di più su dove voglio vedermi in futuro - racconta -. E volevo anche dare una mano a una comunità vicina al mio paese d’origine. Grazie all’impiego nell’Istituto ho imparato a portare un aiuto concreto alle persone che soffrono di più, abituate a vivere ai margini della società. Persone che spesso rimangono invisibili agli occhi della gente, e che io ora ho imparato a riconoscere e assistere».
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