Yara, attacchi incrociati in aula. Bossetti bacia moglie e madre

Accuse e attacchi incrociati tra pg, parti civili da un lato e difesa di Bossetti dall'altro. Il muratore lunedì parlerà prima del verdetto
  • Yara, il processo d'appello verso le battute finali
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Sono risuonati gli ultimi botta e risposta nel merito tra accusa e parte civile, da un lato, e difesa, dall'altro, in particolare sulla prova del Dna, ma anche accuse incrociate sul tenore e sulla qualità degli interventi in aula, nell'ultima udienza di discussione del processo di secondo grado per l'omicidio di Yara Gambirasio.

Lunedì mattina, alle 8.30, l'imputato Massimo Bossetti prenderà la parola per difendersi con dichiarazioni e cercare di evitare la conferma dell'ergastolo e poi la Corte d'Assise d'appello di Brescia entrerà in camera di consiglio per uscire dopo diverse ore, come già preannunciato dal presidente Enrico Fischetti, col verdetto. 

Dopo il ritardo iniziale, i difensori del carpentiere di Mapello (Bergamo) hanno insistito fino all'ultimo, anche in fase di repliche, nella richiesta di riapertura del processo con una perizia sul materiale genetico, su quella prova ritenuta «granitica» dalla sentenza del Tribunale di Bergamo e dal sostituto pg Marco Martani che ha chiesto la conferma dell'ergastolo. «Noi siamo disponibili a metterci la faccia e Bossetti ci metterà il suo sangue, ma dateci questi accertamenti in contraddittorio per comparare il Dna dell'imputato con la traccia genetica trovata sul cadavere», ha ribadito uno dei legali del muratore, l'avvocato Paolo Camporini.

Per circa un'ora e mezza era stato il pg a prendere nuovamente la parola per ribattere, punto per punto, alle supposte «anomalie» e «criticità» della prova "regina" e degli altri indizi presentate dalla difesa in arringhe durate due udienze. Il pg, però, ci ha tenuto in prima battuta anche a stigmatizzare che «in 30 anni di professione non sono mai stato oggetto di così tanti attacchi personali come quelli che ho dovuto ascoltare da questa difesa con affermazioni lesive del mio lavoro e di quello del Ris». E ha contestato soprattutto i toni usati dall'altro difensore, l'avvocato Claudio Salvagni, che lo aveva tacciato di eseguire «ordini di scuderia» e di dire cose «incredibili, false e suggestive». Per Martani dalla difesa è stato «alzato un polverone» tipico di chi ha «argomenti deboli».

Yara, il processo d'appello verso le battute finali
Yara, il processo d'appello verso le battute finali

Hanno rincarato la dose, poi, i legali dei genitori di Yara, gli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta, che hanno messo in evidenza come i difensori del muratore abbiano addirittura cercato, a loro dire, di «ingannare i giudici» con foto e slide mostrate durante i loro interventi. «Le slide - ha detto Pezzotta - sono state fatte col sistema del copia e incolla e in questo modo sono riusciti a parlare di 261 criticità sul Dna». 

È stata, infine, la difesa a sostenere di essere stata «oggetto di attacchi», ma poi anche a raccontare di aver subito avvisato i legali di parte civile «quando ieri siamo venuti a
conoscenza che un pazzo scriteriato su un blog aveva pubblicato le foto del corpo della vittima». E poi ancora nel merito: «Attribuire quel Dna a Bossetti - ha concluso Salvagni - sarebbe un'aberrazione naturale». Prima di tornare in carcere per preparare le dichiarazioni per lunedì, il muratore ha baciato la moglie Marita Comi e la madre Ester Arzuffi.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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