Vvf: o paghi la marca da bollo o perdi il posto

Tempo di giuramento per 120 vigili del fuoco, ma prima è obbligatorio pagare la marca da bollo, altrimenti si perde il posto
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Il giuramento. Ma prima l'obolo. O la rinuncia all'impiego. La sintesi, estrema ma non troppo, è quella della situazione un po' paradossale che riguarda ben 120 Vigili del fuoco permanenti di Brescia, per i quali è tempo di giuramento. Quello previsto dalla riforma del Corpo nazionale (legge 217/2005), che l'ha introdotto per quanti, entrati in servizio dopo il 1° gennaio 2006, non avessero già prestato giuramento - alla Repubblica e alla Costituzione - da ausiliari o al termine dell'iter formativo.
 

E sin qui nulla di particolare, trattandosi di personale di un corpo dello Stato seppur smilitarizzato. Sennonché il giuramento, che quest'anno per la prima volta sarà prestato a Brescia come disposto da una circolare del Viminale, porta con sé una sgradita sorpresa per i 120 vvf bresciani interessati. La comunicazione inoltrata dal Comando reca una precisazione lapidaria: «Il personale dovrà consegnare all'ufficio personale una marca da bollo da 14,62 da apporre sul verbale di giuramento entro il 20 gennaio».


In altre parole, lo Stato, che impone il giuramento, costringe i propri dipendenti a versare nelle casse pubbliche moneta sonante. Non una cifra abnorme, ben inteso - seppure sia tutt'altro che abnorme anche la retribuzione riservata agli stessi vvf - ma di per sé emblematica di quello che potrebbe rappresentare un vero e proprio corto circuito normativo: un obolo allo Stato per servire lo Stato. Tanto più che, come ricordano le circolari del Ministero dell'interno, il rifiuto del giuramento (per il quale è appunto obbligatoria la marca da bollo) equivale a rinuncia all'impiego. E se l'obolo è già previsto - sic - per gli appartenenti ad altri corpi dello Stato, in questo caso, con il clima di austerity che si respira, il «prelievo» appare ancora più stridente. In un colpo solo, viene raccolta la somma di 1.754 euro: in tempi di crisi, ogni rivolo è fiume.


La novità - che in altri Comandi provinciali aveva già innescato sollevazioni, di cui si trova traccia in Internet - non ha mancato di suscitare reazioni anche a Brescia.

«Come sindacato - racconta Matteo Angeletti (Usb) - già avevamo scritto all'introduzione della riforma per stigmatizzarne le pecche: in essa si è tenuto conto più di aumentare le posizioni di vertice che delle enormi carenze di organico. Se in Europa c'è un pompiere ogni mille abitanti, in Italia il rapporto è di 1 ogni 2.000. Le assunzioni sono insufficienti e impediscono il passaggio di qualifica a caposquadra, l'unico possibile nella carriera di un vigile». Insomma, la marca da bollo non sarà il male peggiore, ma è giunta come la goccia che fa traboccare il vaso colmo di malumori per una situazione di ristrettezze che è ormai cronica e in cui anche i meno pessimisti intravedono la volontà di «volontarizzare» l'intero Corpo.


Come se non bastasse, nelle ultime ore, si è aggiunta una nuova preoccupazione tutta locale: «Si fanno più insistenti le voci da Roma secondo cui - spiega con amarezza Angeletti - i 34 capisquadra (figure chiave, ndr) attesi da tre anni a Brescia e annunciati per marzo potrebbero essere in breve riassegnati ai comandi di provenienza». Con buona pace della sicurezza dei cittadini.


Gianluca Gallinari

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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