Vivere ai margini: a Brescia città ci sono circa 3mila persone

Il senzatetto trovato morto mercoledì è uno dei tanti in questa situazione. Il lavoro di Progetto Strada
I luoghi abbandonati della città diventano riparo - © www.giornaledibrescia.it
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«Quello che è accaduto a Ezio è purtroppo solo l’ultimo episodio dei tanti che si stanno verificando» lo dicono gli operatori di Progetto Strada dopo la morte del 46enne, trovato mercoledì senza vita in via Benedetto Croce, ennesimo grido d’aiuto dal mondo sommerso delle persone senza fissa dimora.

«Un universo composito e sfaccettato - continuano dal servizio delle cooperative Il Calabrone e di Bessimo per tossicodipendenti attivi e che cerca di ridurre i danni alla salute, sociali ed economici dei singoli e della comunità -, dove diverse condizioni di marginalità si sommano».

Ezio aveva da anni incrociato il suo percorso con quello di Progetto Strada: «Negli ultimi due mesi - raccontano -, abbiamo notato un suo costante declino. Lunedì ci siamo incontrati e gli abbiamo consigliato di andare in ospedale. Non ha voluto e noi non possiamo costringere nessuno».

La situazione

Come Ezio sono numerose le persone che vivono ai margini della società. Da una stima sommaria, vista la difficoltà di censire chi vive in strada, a Brescia ci sarebbero circa 3mila persone che vivono in questa condizione. «Ogni anno noi incontriamo tra i 600 e i 700 tossicodipendenti - spiegano -, ma verosimilmente queste persone sono solo un quarto o un quinto di quelli che non hanno una casa».

Progetto Strada, nato 29 anni fa, si occupa in maniera specifica di limitare i danni derivanti dalla tossicodipendenza. Lo fa attraverso tre diverse attività. In primis c’è il drop in, luogo fisico in via Lupi di Toscana 2 dove le persone possono ricevere siringhe pulite e preservativi, mangiare qualcosa, riposarsi, lavarsi o semplicemente scambiare due parole con gli operatori (sono otto in totale).

«Quotidianamente vengono qui tra le 60 e le 70 persone - spiegano -. Negli ultimi anni abbiamo visto aumentare i casi di tossicodipendenza, così come quelli di consumo di alcol, fenomeno trasversale a molti senza fissa dimora. Parallelamente sono in aumento anche le situazioni psichiatriche».

Gli altri due «moduli» di Progetto Strada prevedono una presenza 2/3 volte a settimana proprio nelle vie della città e una casetta nel villaggio solidale di via Orzinuovi per brevi soggiorni.

La condizione di queste persone è multiforme, tant’è che gli stessi operatori del progetto lavorano in contemporanea su più fronti, dall’emergenza abitativa al supporto al carcere, dal sostegno alle vittime della tratta ai consultori. Un’ulteriore conferma di come «dare risposte sia perciò davvero complesso». Ma necessario. 

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