Violenze domestiche, l'altra faccia dell'8 marzo
Non contano l’età nè lo status sociale, non conta la nazionalità e nemmeno la disponibilità economica. La violenza è trasversale ed è una piaga con cui ancora troppe donne devono fare i conti. Basti pensare che al Telefono Azzurro Rosa (800 00 11 22), associazione attiva a Brescia da 30 anni, giungono in media due richieste di aiuto a settimana e nella maggior parte dei casi vengono denunciate violenze domestiche.
«La chiamata tipo è quella nell'immediatezza del litigio furioso con il compagno o il marito in cui la donna dice di non riuscire più a sopportare - racconta Ivana Giannetti, la presidente dell'associazione che ha sede in via San Zeno -. Il timore di molte donne è di non essere protette una volta uscite allo scoperto, ma in realtà noi possiamo mettere loro a disposizione un team di professionisti volontari, come psicologi, pedagogisti e avvocati, che oltre al supporto possono assicurare tutela durante tutto il percorso da affrontare».
Il servizio intercetta sempre più spesso richieste d'aiuto da parte di giovanissimi, per cui è stato predisposto un apposito numero a cui inviare sms e messaggi whatsapp, 337 42 73 63. Gli adolescenti si confidano, raccontano di violenze in famiglia, ma anche di litigi con fidanzate e fidanzati. Uno strumento in più con cui il Telefono Azzurro Rosa non solo può intercettare situazioni di pericolo, ma anche fare prevenzione e promuovere una cultura del rispetto e della non violenza.
«Perchè se per una donna è importante trovare il coraggio di denunciare, la società che le sta attorno ha il dovere di sostenerla e di promuovere il cambiamento, anche culturale» continua Giannetti. Se ne parlerà non a caso anche quest'anno questo mercoledì sera, 8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, nella sede dell'associazione in via San Zeno.
«Utilizziamo l’8 marzo per confrontarci, per combattere l'omertà e trovare il coraggio di segnalare il disagio - è l'appello della presidente -. C’è sempre la possibilità di cambiare le cose, di affrontare violenze e oppressioni, di confrontarsi con gli uomini. Perché gli uomini non sono dei mostri».
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